sabato 26 giugno 2021
Èdi qualche giorno fa la notizia della conquista della guida operativa del gruppo Esselunga da parte di Marina Caprotti, la figlia più giovane del capostipite Bernardo. Che sia o meno una buona notizia lo decreteranno nei prossimi anni i conti del gruppo e la qualità del suo posizionamento sul mercato e nella società, ma intanto è confortante per l'intero sistema-Paese il segnale offerto da una famiglia imprenditoriale che riesce a salvare una grande azienda italiana da disavventure e rischi di vario genere, rilanciando il proprio impegno diretto. A monte delle singole vicende c'è la gigantesca questione del passaggio generazionale delle imprese italiane. Una questione "vitale" per il futuro del nostro sistema imprenditoriale. Su 5 milioni di imprese italiane iscritte alle Camere di commercio, il 93% è di natura familiare (a fronte di una media europea del 50%): un quarto di queste imprese è gestito da un imprenditore over 70 e sarà necessariamente costretto ad affrontare nei prossimi anni il passaggio del testimone. Secondo alcune stime recenti, nei prossimi anni questo fenomeno riguarderà addirittura la metà delle aziende italiane. Ma il passaggio generazionale nelle imprese è, letteralmente, un'impresa. «La prima generazione fonda l'azienda, la seconda la consolida, la terza la distrugge» è il motto più diffuso sui destini dell'impresa familiare. Giustificato dai dati europei: il 32% delle imprese familiari supera il primo passaggio generazionale e soltanto il 15% riesce a sopravvivere anche al secondo. La ragione di fondo della difficoltà di sopravvivenza dell'impresa tra le generazioni? In virtù dell'ereditarietà si può essere proprietario o azionista, ma non è facile che il talento imprenditoriale si trasmetta per via ereditaria. Inoltre la complessità dei mercati rende sempre più profonda la distinzione tra il ruolo di azionista e quello di manager: quest'ultimo richiede doti, competenze e professionalità specifiche, che il cognome da solo non può regalare. La presenza operativa dei membri della famiglia all'interno dell'azienda dev'essere dunque regolata e gestita con grande lucidità dal capo famiglia. Ma questa lucidità spesso viene meno, proprio a causa dei vincoli familiari. L'Italia è la patria delle imprese familiari. È un plus del nostro sistema-Paese: si tratta infatti di aziende mediamente più radicate nel territorio e nella comunità cui appartengono, capaci di avere un orizzonte temporale di più lungo periodo e di focalizzarsi maggiormente sulla cura e sulla qualità del prodotto. Per tutte queste ragioni, le imprese familiari dovrebbero essere considerate alle nostre latitudini un patrimonio da preservare con grande attenzione. Peccato che il sostanziale disinteresse che circonda il loro futuro dimostri, ogni giorno, la nostra scarsa consapevolezza della loro importanza.
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