sabato 4 agosto 2018
«Mille novecento trenta cinque: luglio splendido, agosto piovoso, molta acqua! Mille novecento trentasei: variabile, temporali, poco sole. Settembre bellissimo. Mille novecento trenta sette: piogge notturne. Mille novecento trenta nove: temperatura bassa. Mille novecento quarantuno: tempo bellissimo...». Così scriveva mio padre sulla parete di legno che nella casa di montagna divide una stanza dall'altra. Allora niente cambia, tutto ritorna su questa nostra terra con un suo ritmo di tempo. È la nostra memoria che è breve, è la pigrizia che si accontenta dell'oggi o forse è lo scorrere del tempo personale, che ci è dato, che propone a ognuno il riassunto dei fatti e delle avventure di questo globo che ci trascina nell'universo al di fuori e al di sopra della nostra volontà.
Questo breve diario, oggi appena visibile, contiene anche le principali notizie della famiglia: le nascite, gli arrivi, il taglio del fieno, ma niente sulla politica del tempo fino all'arrivo della guerra. Tragico conflitto che qui non ha nome, quasi la vita di questa piccola valle silenziosa che aveva già sofferto l'esperienza della prima guerra mondiale, ora vivesse i propri giorni lontani dal resto del mondo, nel silenzio delle notti dove la luce veniva solo dalle candele che scioglievano la cera sulle nostre mani bambine. Un'esperienza che ci è rimasta nel cuore, quasi impossibile da trasmettere ai figli di oggi, costretti ad accettare decisioni veloci, tempi di vacanza brevi, come se il tempo fosse dato loro con meno generosità. Si corre per godere in pochi giorni il mare, le nuove città, le montagne, tutto in velocità, immaginando di poter conservare le impressioni avute che invece spariranno presto come le vecchie foto di un album. L'esperienza ha un valore quando le si è dato il respiro necessario perché diventi cosa nostra, non solo immagine, ma sostanza dell'animo che ne raccoglie la ricchezza e la profondità. Se non avessi preso qualche appunto sui viaggi che ho avuto la fortuna di fare, molto avrei perduto perché la memoria con lo scorrere degli anni cancella i colori, le voci, e poco concede all'intensità dell'antica sorpresa.
Resta poi il dubbio profondo sul per chi hai scritto, sul perché e a chi sarà utile, a meno che non sia la ricerca e la proposta di un serio studio. Quando invece sono soltanto appunti personali, per quanto interessanti, forte è la tentazione di distruggerne le pagine dove gioca il timore di diventare oggetto di giudizio al di fuori del tuo tempo. Eppure nella stessa ora ti accorgi di non scrivere solo per te, ma almeno nella fantasia, credi che un amico ti potrebbe comprendere, dividere con te le impressioni di un'esperienza nuova, di qualcosa che ha sorpreso quest'anima così curiosa delle novità, così pronta ad affrontare esperienze per le quali non c'è età. Siamo stati inventati da una fantasia immensa, senza limite di spazio e di tempo. È per questo che cerchiamo di costruire nuove ali per cercare in quella parte di infinito che vediamo attorno a noi la possibilità futura di costruire una casa per un futuro diverso. Così le api quando sentono che non ci sono più fiori nella campagna attorno al loro nido vanno a cercarne uno nuovo.
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