giovedì 21 febbraio 2019
Lunedì su "Libero" (18/2, p 1 e 14): «Così a Dio è venuta la barba bianca...». Titolo giocoso sul tema "immagine" di Dio, Antonio Socci elogia un libro di Alessandra Gianni che spiega superamento e omissione nel Catechismo del II comando biblico che vietava ogni immagine di Dio con riferimento all'Incarnazione del Figlio, «immagine del Dio invisibile» (Col. 1, 12) che ha portato all'umanizzazione anche del Padre, barba bianca ed età avanzata. In mezzo, tra i fattori dell'omissione successiva, la questione iconoclastia e vari pronunciamenti papali, tra cui Giovanni XXII e Benedetto XII... Sì, ma nei testi biblici c'è altro. Quel «Non ti farai immagine» ha una motivazione precisa: «Voi non avete visto alcuna immagine, ma avete udito una voce!» (Dt. 4, 12). Il Dio di Abramo e di Mosè non si vede, ma si ascolta eseguendo i suoi comandi. Gli idoli, immagini fatte da uomini, sono muti e a essi parliamo noi per protezione e potere, mentre il Dio dell'Alleanza parla Lui – «Ascolta Israele!» – e a sorpresa i suoi Comandi, dal III al X, ci chiedono di riconoscerlo nella sua «immagine somigliantissima» (Gen. 1, 26) che è l'essere umano. Qui è il passaggio che prelude all'Incarnazione del Figlio vera "immagine" di Dio, Gesù. Liberi tutti di pensare diversamente – e la storia include lotte iconoclastiche che hanno indotto a cancellare il comando stesso – ma al di là dell'umanizzazione dell'immagine del Padre, capelli e barba bianca – la vera ragione della proibizione delle immagini ci riporta a tre presenze del divino per noi discepoli del Verbo Incarnato Gesù, tre P: Parola, Presenza eucaristica e Prossimo. Quest'ultimo, immagine di Dio, appartiene a Lui. E per capire la centralità di questa Presenza ci basterà rievocare il «di chi è questa immagine?» nel «Date a Cesare, e date a Dio» e giungere a «lo avete fatto a me» del Giudizio finale... La Parola è sempre più profonda.
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