sabato 27 aprile 2013
Già sabato? Ce ne accorgiamo quando è arrivato alle nostre spalle e non abbiamo preparato niente di buono, di piacevole, di diverso da fare per il fine settimana. Allora le ore ci sembrano poche e ci sfuggono senza aver trovato la soluzione desiderata. Si telefona agli amici. Voi cosa fate questa sera? Ancora non sappiamo, per adesso dobbiamo fare la spesa. Così il mattino passa nei supermercati e si arriva a casa affaticati e scontenti per quello che non si è saputo scegliere, perché c'era troppa gente e alla cassa era lunga la fila per la spesa della settimana. Avevamo preparato il vestito migliore per il sabato, ma il tempo non è come ci avevano proposto il venerdì. Si deve ripiegare sugli abiti indossati tutto l'inverno e già questo ci mette di cattivo umore. Ci viene in mente il Sabato del villaggio di Leopardi, ma erano altri tempi, forse altro clima, stagioni più definite, più certe. Ricordo la nonna che all'arrivo della primavera faceva venire alla sua casa di campagna le donne a lavare le lenzuola di canapa e lino usate nell'inverno e tenute in una stanza accanto alla terrazza in un grande baule. C'era un odore di bucato che profumava tutta la casa quando sulle lunghe corde si allargavano bianche ali al vento e il profumo dell'erba nuova regalava promesse. Che differenza con le nostre macchine lavatrici che si affannano, con singhiozzi e lamenti, a restituire pulito tutto quello che abbiamo gettato dentro in fretta, ora attorcigliato su se stesso, senza anima. Perdiamo sempre qualche cosa per riuscire ad averne altre, diverse, a volte inaspettate, che ci aiutano a risparmiare fatica e tempo. Il tempo ha acquistato nel nostro secolo un'importanza superiore ad ogni altra cosa. Se fossimo capaci di fermarci a guardare su uno schermo noi stessi, ci vedremmo sempre in corsa. Scopriremmo che ogni nuova invenzione per migliorare il nostro tenore di vita ci comporta un impegno e un affanno maggiore perché, mentre ci toglie una fatica, lascia spazio per aggiungere alla nostra giornata la possibilità di un nuovo lavoro. Eppure niente fermerà l'inventiva dell'uomo che è nato per andare avanti, per «conquistare la terra» dicevano le antiche Scritture; per esplorare l'universo, rispondiamo noi. Ogni giorno che passa ci accorgiamo quanto la nostra anima sia nata per conoscere, per cercare, e come l'umanità cresca tutta assieme poiché ognuno di noi è il frutto degli incontri che ha avuto e solo così, attirati da un futuro che non possiamo vedere, andiamo verso quell'antico richiamo ut unum sint: finché siano una cosa sola.
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