sabato 12 novembre 2016
«Le cure sono rivolte a tutte le malattie inguaribili, non solo a quelle oncologiche. E devono partire da lontano, non dagli ultimi mesi. L'hospice non è un luogo in cui si va a morire, ma un luogo in cui si è aiutati a vincere il dolore, non solo fisico. È importante l'assistenza spirituale che il vescovo e molti sacerdoti non ci fanno mancare». Francesco Nigro Imperiale è il direttore dell'hospice San Giuseppe Moscati di Cassano all'Jonio, nel 2014 visitato da Papa Francesco durante il viaggio in Calabria. Assieme alla Diocesi e al Comune, l'hospice è protagonista della Giornata delle cure palliative che si è svolta ieri a Cassano, giorno dedicato a San Martino di Tours che tagliò il suo mantello ("pallium" in latino) per darne la metà a un mendicante stremato dal freddo. Dal termine latino deriva la parola "palliative".
Lo hanno sottolineato tanto Nigro Imperiale quanto il vescovo Francesco Savino che ha voluto l'appuntamento come la speranza cassanese di diventare "Città del sollievo" con la richiesta alla fondazione Gigi Ghirotti. «Le cure palliative sono la terza via tra accanimento terapeutico ed eutanasia, ai quali diciamo no», ha aggiunto monsignor Savino presente assieme al sindaco Gianni Papasso. «Non è accettabile che uno studente diventi medico senza avere sostenuto neanche un esame sulle cure palliative», ha sigillato il vescovo, che ha richiamato le terapie del dolore pediatriche mirate sulle esigenze dei bambini.
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