sabato 13 maggio 2017

Nella splendida cornice dell'Ambasciata d'Italiapresso la Santa Sede del palazzoBorromeo a Roma, c'è stato il 9 maggio, un incontro promosso dall'Associazione Europea di studi internazionali (Aesi). La maggiorparte degli ascoltatori erano giovani,mentre gli oratori portavano con dignità e con spirito giovanile la propria età. Il tema proposto: «Ideale erealtà nel destino dell'Unione europea».Problema denso di storia, di anni di lavoro, di tentativi a volte non riusciti o caduti di fronte agli egoisminazionali, ma anche piccoli o grandipassi a cancellare antiche rivalità. Dopo un inizio pieno di entusiasmo e di lavoro costruttivo in vista di una realeunità dei paesi europei, sembrò che iltempo avesse consumato e reso meno fertile il campo degli studi e dei programmi d'economia comunitaria.Il non aver affrontato, come prima enecessaria spinta costruttiva, il voto per una comunità politica ha portato a questo difficile trascinarsidell'ideale dei primi europei, maiefficacemente affrontato, fino al presente clima di delusione da parte dei giovani e di una silenziosa attesa chepare inerzia a chi è lontano daiproblemi reali. Cosa fare quindi per togliere ai nuovi e futuri politici d'Europa, i giovani di oggi, quel senso diinutilità di una unione di popoli chepare abbia perduto la forza di un credo comune? Robert Schuman nel 1953 a Lussemburgo nella conferenza sul tema«Perché e come unire l'Europa» affrontail tema della solidarietà quale rimedio contro il declino dell'unità e afferma che una coesione politica o unacomunità con radici politiche possonoessere uniti solo dalla solidarietà e dai valori che da essa derivano e che intridono i costumi, le attese, la moraledegli esseri umani e non solo delleistituzioni: «l'Europa ha bisogno di un'anima». E quasi una risposta a Schuman sembrano queste parole cheDe Gasperi pronuncia alla Conferenzadella Tavola Rotonda di Roma dell'ottobre 1953: «La tendenza all'unità p una delle costanti della storia.Dapprima embrionali, appena abbozzati,gli aggregati umani entrano in contatto fino a formare un insieme più vasto e più omogeneo, poiché più lasocietà umana si dilata, più si senteuna. Nel loro istinto oscuro, ancora prima che si faccia luce nei loro cuori, gli uomini portano già ciò che,secondo la parola di Cristo, Diodesidera da parte loro: «Ut unum sint». Si era alzato un vento freddo sotto l'arco dell'Ambasciata. Mi alzai chiusanel mio scialle pensando che questanostra unità e pace d'Europa ha ancora bisogno del lavoro e della preghiera di tutti.

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