sabato 19 settembre 2015
​«Non vi parlerò dell’Italia, ma dell’Europa. E non dell’Europa di ieri e di oggi, ma dell’Europa di domani, di quell’Europa che vogliamo ideare, preparare e costruire...». È una voce giovane che pronuncia queste parole dal podio nella bellissima sala della Regina al palazzo Montecitorio. È il lunedì 14 settembre 2015 e la voce rappresenta i cinquecento giovani che occupano tutte la sedia disponibili di questo luogo così pieno di fascino e di storia. La parole pronunciate corrispondono a una conversazione tenuta alla radio il 5 gennaio 1952 da Alcide De Gasperi su un possibile ordinamento federale o confederale dei popoli europei. Oggi siamo davanti ad una cerimonia promossa dalla Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, che sa nascondere sotto l’aspetto piacevole e gentile quella forza di volontà e di decisione di cui il nostro Paese oggi ha bisogno. La cerimonia per la firma della Dichiarazione: «Più integrazione europea, la strada da percorrere», appare quasi un colpo di mano in un momento dove le leggi comunitarie sembrano mancare di forza e di persuasione. La presenza del Presidente dell’Assemblea Nazionale francese, Claude Bartolone, l’intervento del Presidente del Bundestag, Norbert Lambert e il discorso dal Presidente del Parlamento lussemburghese, Mars Di Bartolomeo che leggono ognuno nella propria lingua e firmano la dichiarazione per una maggiore integrazione europee, vogliono aprire una strada nuova di volontà e di entusiasmo per i giovani qui in ascolto. «Dovete fare qualcosa ragazzi», dico dal mio piccolo posto ai miei vicini. Al mio tempo segnavo sui muri e sui cartelloni «W l’Europa Unita» e sembrava una cosa facile da costruire, quasi la guerra dopo averci privato delle case, delle famiglie, delle attività della vita, promettesse in poco tempo una pace condivisa e un risorgere assieme come un lampo di luce nuova. La strada si è rivelata lunga e piena di diffidenze, ancora oggi di fronte a un problema che investe tutti i paesi dall’Unione, si alzano muri e fili spinati per difenderci da chi fugge dalla violenza, dalla fame e dalla guerra. Siamo ancora alla ricerca di quello spirito unitario che suggeriva ad Adenauer nel 1962 nelle trattative sull’unione politica europea: «...se la soluzione ottimale non può essere ottenuta subito occorre cercarne una seconda e una terza... anche se non tutti partecipano, devono intanto agire coloro che sono disposti a farlo... non importa se questa (volontà) si esprimerà attraverso una federazione o una confederazione: l’importante è agire..» Mentre Robert Schuman nel suo bellissimo libro dal titolo: «Pour l’Europe», ci ricorda ancora come la nuova politica dovrà avere come base la solidarietà e la fiducia. L’egoismo, dirà Schuman non paga più e la Comunità europea non sarà né un impero, né una santa alleanza... ai retaggi del passato bisognerà sostituire la convinzione che il vero interesse di ciascuno sarà nel riconoscere e accettare l’interdipendenza di tutti». È ancora questo il cammino indicato ai giovani di oggi nella bella Sala della Regina.
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