domenica 13 marzo 2005
«Cosa c'era "in principio" non lo sa nessuno». È questo «il principio» di un saggio del logico e matematico professore Piergiorgio Odifreddi. «Nessuno», ovviamente, al di fuori di lui, che invece sa benissimo quello che c'era. Almeno così pare considerando la spocchia con cui spiega (La Repubblica, giovedì 10) «l'origine della vita»: «La Bibbia inizia la sua storia da "una massa senza forma e vuota sulle cui acque aleggiava l'aria"». Visto che cita tra virgolette, sarebbe logico che rispettasse almeno la lettera del testo, che in ebraico dice "ruah elohìm", in greco "pneuma theou" e in latino "Spiritus Dei", tutte locuzioni che, in italiano, significano "spirito (o soffio) di Dio" e non aria. Ma siamo appena al «principio».Ecco il seguito: da quell'aria «il Demiurgo della mitologia ebraica partì per creare nell'ordine la luce, il cielo, le terre emerse e le piante, il Sole e la Luna, gli animali e i pesci, e l'uomo e la donna». Il tutto - precisa il Nostro - «in sei giorni misurati chissà come, visto che prima del quarto "giorno" il Sole non c'era» perché «si è formato una decina di miliardi di anni fa, alla faccia del "quarto giorno" della Bibbia». Chissà, forse Odifreddi immagina che la Bibbia sia un testo di matematica e perciò i conti non gli tornano (ma anche quei miliardi di anni buttati lì disinvolta- mente sono assai poco matematici); e forse le sue convinzioni in tema di religione sono tali da renderlo allergico non soltanto al nome di Dio (lo chiama Demiurgo), ma anche, per esempio, al significato di "giorno". Del resto anche la sua logica appare qui sempre più approssimativa: «Gli scienziati - scrive - sanno che "ad un certo punto"» (quale?) «c'erano l'idrogeno e l'elio» e che «nel periodo fra i primi tre minuti e i successivi 300.000 anni dopo il Big Bang [...] si arrivò all'idrogeno». Siamo sempre un po' sul vago, ma questo, afferma infine, è «un altro libro della vera Bibbia». E qui cascò l'asino, perché, mentre la Bibbia ebraica non è un libro di storia, di scienze, di astronomia o cosmologia né, infine, di mitologia, ma ben altra cosa, tanto che i suoi significati - vale a dire le relazioni tra l'uomo e Dio - sembrano totalmente ignoti al nostro professore, quella che lui chiama «la vera Bibbia» è un "libro" che viene riscritto periodicamente, cioè man mano che l'uomo si avvicina alla conoscenza del creato, come il caso Galileo (certamente caro a Odifreddi) ha dimostrato una volta per tutte. Dunque, logica e matematica vorrebbero che ci si astenesse dal definire «vera» la «bibbia» scientifica almeno in quelle materie che sono ancora ipotesi approssimative e non sperimentalmente ripetibili, come l'autentica scienza esige; e che si avesse rispetto, anche nel dissenso, per la verità della Bibbia. La quale, ovviamente, non riguarda l'idrogeno né l'elio. L'albagìa non va d'accordo con la serietà. Ieri Odifreddi ci ha regalato la seconda puntata delle sue riflessioni da «adulto alfabetizzato», ma lo spazio ci rinvia alla prossima volta. IL BRIVIDO DELLA "LAICITÀ" Ecco (su Repubblica, venerdì 11) la consueta lezione di "laicità" di Corrado Augias. Questa volta una lezione da brividi: c'è una «eutanasia da Oscar [...], quella dei film premiati a Los Angeles e quella nella realtà». Non si tratta di «interrompere le cure a volte crudelmente accanite [...] ma dell'atto volontario di uccidere dolcemente qualcuno che abbia chiesto di essere ucciso [...] Questa è l'eutanasia, la buona morte». Uccidere: Augias sembra essere uno dei pochi che lo scrivano con un brivido di dolcezza. NICHI IL GENTILE Un ti
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