mercoledì 18 marzo 2015
Ottima l'idea di far conoscere in Italia Alfred Richard Orage (1873-1934), filosofo, scrittore, direttore di giornali, che lasciò non delebile impronta nella cultura anglosassone nelle prime decadi del Novecento. Luca Gallesi, che con Gabriele Stocchi dirige la collana Oro e lavoro per Mimesis Editore, ha scelto il titolo poundiano Il tempo non è denaro, per un'antologia di scritti di Orage, con il sottotitolo Credito sociale contro speculazione finanziaria (pagine 148, euro 14,00).In Orage, personaggio non esente da geniale eccentricità, Gallesi coglie una miscela di «sensibilità sociale, curiosità estetica e misticismo disincantato». Da semplice maestro di scuola, nel 1903 egli fece della cittadina di Leeds un vivacissimo centro culturale, fondando il Leeds Arts Club, a cui parteciparono personaggi della capitale come Chesterton, Hilare Belloc, G. B. Shaw, W. B. Yeats, con l'intento di diffondere la filosofia di Nietzsche oltre a un blando esoterismo a cui è sensibile Giorgio Galli nella Prefazione. Il meglio di sé Orage lo diede dirigendo, dal 1907 al 1922, la rivista “The New Age”, a cui collaborarono, insieme ai già citati, anche Ezra Pound, Ramiro de Maeztu, Dylan Thomas e Katerine Mansfield, che riconoscerà a Orage di averle «insegnato a scrivere e a pensare». Orage e i suoi amici sostennero il Guild Socialism di A. J. Penty, una sorta di corporativismo nostalgico delle Gilde medievali, e apprezzarono convintamente le teorie economiche di C. H. Douglas (il Maggiore Douglas), che affascinarono anche Pound. Segue una parentesi americana in cui Orage divenne discepolo di Gurdjieff, il guru esoterico discusso e discutibile, dal quale finirà per distaccarsi ritornando a Londra nel 1932, accolto con entusiasmo dagli ambienti intellettuali e giornalistici. Il “Time” lo dichiarò «il miglior direttore inglese», ed egli applicherà le sue competenze a “The New English Weekly”. Il 4 novembre 1934 leggerà alla Bbc un importante discorso su Povertà in mezzo all'abbondanza (riprodotto nel volume) e morirà il giorno dopo per un attacco cardiaco. T. S. Eliot gli dedicherà un numero speciale di “Criterion”.Tra le varie suggestioni del suo Alfabeto dell'economia, Orage spiega che dei tre tradizionali fattori della produzione, la terra, il capitale, il lavoro, due di essi, la terra e il capitale, «esistono concretamente anche al di fuori della dimensione umana, mentre se eliminiamo gli esseri umani, dov'è il lavoro?». Quindi dovremmo parlare di lavoratori, non di lavoro, per cui un'eccedenza di lavoro, per esempio, significa un'eccedenza di lavoratori, e analogamente in caso di scarsità. Il lavoro non è un fattore di produzione, è il produttore stesso, per cui «la nuova sintesi industriale deve sostituire il Lavoratore con il Capitalista, in altre parole, l'utilizzatore reale degli strumenti reali di produzione con il semplice proprietario di essi». Il sistema delle Gilde nazionali tradurrebbe in pratica questa teoria, e Orage si sarebbe trovato d'accordo con il Maggiore Duglas che nel 1947 auspicò il Voto Responsabile in una democrazia reale: i cittadini, cioè, dovrebbero poter scegliere non solo i governanti politici, ma anche, almeno in parte, i responsabili delle multinazionali che detengono il potere economico.Orage incoraggiò la Società del Tempo libero, intendendo per tempo libero non la vacanza nullafacente, bensì un'attività volontaria economicamente garantita, resa possibile dal progresso tecnologico, ben diversa dalla disoccupazione, che sarebbe «l'attesa servile di un lavoro servile». A seguire le teorie di Orage, come anche le teorie economiche di Pound, ci si accorge che potrebbero aver ragione, ma richiederebbero un tale cambiamento di paradigma da risultare inapplicabili. Ma la principale funzione delle utopie non è forse di contribuire a pungolare l'intelligenza?
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