sabato 17 ottobre 2015
Sinodo in corso. Ieri in pagina multipla l'emozione per il racconto del bimbo che alla sua Prima Comunione porta una parte della particola ai genitori, che non potrebbero comunicarsi. Una forzatura illegittima della "dottrina"? Leggo, ancora in pagina qui (p.21), che Francesco ha detto ai padri sinodali: «Una delle cose più difficili da capire, per tutti noi cristiani, è la gratuità della salvezza in Gesù Cristo. Dio dice che Lui è come una madre con noi? Amore, orizzonti grandi, senza limiti. Non ci lasciamo ingannare dai dottori che limitano questo amore». Parola forte, che come per incanto a me pare trovare un'eco fraterna apparentemente sorprendente in un rappresentante della Chiesa ortodossa, sua eminenza Stephànos, che rispondendo a domanda spiega il senso insieme fedele alla "verità" del sacramento e alla pastorale misericordiosa nel contesto della realtà delle famiglie come sono nella vita attuale, pregi e limiti, grazia e peccati, cammino continuo di conversione al disegno di salvezza donato nel mistero pasquale di Gesù, Pastore supremo e Maestro unico di verità. Appassionato nella risposta e carico di speranza per tutti il fratello ortodosso, echeggiato anche dall'intervento del vescovo anglicano presente, che parla anche della sua realtà di sposo e padre la cui figlia è prossima al matrimonio. Temi su cui pensare, come quello risuonato più volte nell'aula sinodale, che osserva come il tema del matrimonio, sessualità e famiglia risulta più concreto e vero, più convincente e meno retorico quando a parlarne sono le coppie di sposi convocati come "uditori", che risultano più naturalmente comprensibili da tutti. E viene in mente che l'imperativo biblico da sempre è Shemàh Israel!, e che un grande libro di Karl Rahner resta attualissimo Uditori della Parola.
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