martedì 19 maggio 2015
Critico Zeman da una vita. Da quando lasciò il bellissimo Foggia per conquistare le platee nazionali (e internazionali) del Qualunquismo Pedatorio, osannato da tutti i cultori dell'Offensivismo tout court, detto anche “o la va o la spacca”, campo nel quale ha avuto maggior successo Oronzo Canà “l'allenatore nel pallone”. Critico, eppur rispettoso del professionista che per trent'anni è riuscito a scucire ingaggi importanti senza mai atteggiarsi a divo, addirittura brevettando un divismo sottotraccia - diciamo pure low profile - come quello attribuito all'Avvocato Agnelli. Quando gli fu affidato il Cagliari, immaginai che i nuovi proprietari del club - abbandonato da Cellino dopo mille vicissitudini - avrebbero avuto difficoltà a salvarsi, essendo ormai il “Sistema Zeman” obsoleto sotto tutti i punti di vista: tecnica legata ad antichi, faticosi e già rifiutati schemi di preparazione validi in chiave scolastica, ovvero con giovani generosi, aspiranti professionisti non turbati dai “vizi” della Serie A; tattica avventurosa e documentata come suicida nelle passate esperienze di Roma, Brescia, Napoli e altri 15 club, compresi Fenerbahçe e Stella Rossa di Belgrado. Ottimo invece il lavoro di Pescara, dove il Maestro - non il Tecnico - scoprì e lanciò Verratti, Insigne e Immobile. Questo doveva essere il suo prezioso ruolo: fossi stato presidente, l'avrei arruolato come manager del vivaio e dell'ormai imperante scouting. A Zeman ho serenamente rimproverato il fatto di avere rifiutato il Bologna in B - col quale era sul punto di firmare - optando per la A di Cagliari («offerta più interessante», mi disse»). A Bologna avrebbe trovato il clima giusto - gli risposi, mettendomi una mano sul cuore tifoso - il popolo rossoblù affamato di qualità (qualunquistica?) e desideroso di uno scout capace di allevare nuovi idoli, magari locali, con i quali tentare il ritorno in A per ora fallito con l'esibizione di un calcio di bassissimo livello. Zeman a Cagliari ha fallito subito, peggio ancora ha fatto Zola, ritenuto suo emulo; troppo tardi Festa ha applicato razionalità al gioco: e adesso sarà difficile risalire senza i coup de theatre di Cellino, ormai deciso a portare in Premiere League il suo glorioso Leeds. Ormai risolto il problema scudetto e quello della retrocessione, infuria la Battaglia per l'Europa: la Champions e la ex Coppa Uefa hanno importanti aspiranti ma è giusto dedicare una nota di merito a Gasperini per le vittorie e il gioco del suo Genoa sottratto ai penosi dibattiti sul modulo. Non ha vita facile con Preziosi, ma ha tutto il diritto di pretendere chiarezza dopo il severo richiamo dell'Uefa per la situazione finanziaria del club che potrebbe impedirne il meritatissimo accesso all'Europa. Preziosi ha intimato di non accostare il Genoa al Parma e meglio di lui nessuno può conoscere la reale consistenza delle minacce istituzionali. Ma farebbe bene, per tutti i tifosi, i calciatori, per Gasperini e per gli appassionati già turbati dal crack parmigiano, se raccontasse a tutti la verità.
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