mercoledì 18 gennaio 2017
Scandali, problemi, trucchi e costi insostenibili per renderli compatibili ai parametri sempre più severi (anche se difformi) relativi alle emissioni nocive imposti dalle legislazioni di tutti i Paesi: i carburanti tradizionali, con il diesel in testa, sono destinati a un lento ma inevitabile oblio. Ma nonostante l'urgenza, le alternative faticano a imporsi. A iniziare da quella elettrica. L'opzione al momento più affascinante a "emissioni zero", è in realtà anche la sfida più difficile: l'auto a batteria in Italia è ferma ai box. Chi vorrebbe acquistarla – per risparmiare carburante, per inquinare meno – rinuncia di fronte alla prospettiva della scarsità di punti di ricarica. E gran parte della responsabilità va imputata alla burocrazia, che non spende neanche i soldi pubblici disponibili.
Il dato è ufficiale e confermato dalla Corte dei conti: dei 50 milioni stanziati in tre anni per le centraline, dal 2013 al 2015, finora lo Stato è riuscito a spendere meno di 6.300 euro in tutto.
Risultato? In Italia ci sono 1.700 punti di ricarica, ma nati tutti per iniziativa dei privati. Il piano ministeriale prometteva (per il 2016) «150 stazioni in autostrada; 150 stradali; 150 tra porti, aeroporti e parcheggi», al momento non realizzate. Al punto che la stessa Corte dei conti ha recentemente invitato il Ministero dei trasporti a un rapido cambio di rotta.
Quello che non fa lo Stato, si diceva, lo fanno i privati. L'energia c'è, i veicoli anche: serve soprattutto far capire a tutti – soprattutto di fronte al progressivo aumento dell'inquinamento nelle grandi città – che la mobilità sostenibile «non è più un'opzione, ma una necessità», come spiega Bruno Mattucci, ad di Nissan Italia che ha presentato a Roma un'altra delle tante iniziative messe in campo dal marchio giapponese per promuovere l'auto a batteria. Insieme a Enel e Aeroporti di Roma, dallo scorso dicembre a Fiumicino, Nissan ha inaugurato il primo servizio al mondo di navetta "indoor" nello scalo, utilizzando un'autovettura di serie, la sua Leaf elettrica.
Può essere utilizzata gratuitamente e da tutti i passeggeri che ne fanno richiesta per spostarsi tra le uscite di imbarco B e C del Terminal 1 negli stessi corridoi percorsi dai viaggiatori a piedi. Nei primi 30 giorni di attività ha effettuato 400 corse suscitando stupore e curiosità al punto che la Leaf elettrica ha ricevuto più di 450 richieste di test drive. Un esperimento, per dimostrare come sottolinea Maffucci «che a quasi 7 anni dal lancio della vettura elettrica più venduta al mondo, siamo pionieri e non visionari». E che è giunto il tempo di affrontare il tema in maniera seria e organica anche a livello governativo.
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