mercoledì 28 giugno 2017
L'industria dell'automobile in Italia continua a crescere con tassi superiori a quelli del resto dell'economia. Più 15,8% nel 2015, progresso identico nel 2016, e +8,2% nei primi cinque mesi di quest'anno, con la prospettiva di chiudere il 2017 con circa 2 milioni di nuove immatricolazioni, soglia vicina a quella che il comparto realizzava nei lontani tempi pre-crisi. Il dato numerico va però interpretato. Perché inquinato da fattori contingenti che ne sviliscono la portata: dalla percentuale del mercato dei privati e delle famiglie - ridotta ormai al 56% sul totale e destinata a diventare minoritaria - dato fondamentale per “pesare” la reale consistenza della crescita, alla forte incidenza degli acquisti delle “chilometri zero”. Vetture cioè immatricolate alla fine di ogni mese dagli stessi concessionari per essere rivendute con forti sconti come “usate senza percorrenza”: una prassi che va a vantaggio degli acquirenti, ma riduce i margini di case e concessionari.
Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, l'apparente contraddizione dell'auto in crescita in un contesto di produzione industriale generale ancora inferiore del 22% rispetto al massimo ante-crisi toccato nell'aprile 2008, si spiega così: «Intimoriti dall'incertezza, gli italiani in questi anni hanno speso poco e risparmiato molto. Così hanno potuto riprendere ad acquistare vetture nuove, spinti dalla necessità di sostituire mezzi sempre più vecchi, dalla possibilità di accedere ai risparmi, al credito al consumo e alle forti campagne promozionali delle case costruttrici. Il resto l'hanno fatto i super-ammortamenti per le auto acquistate dalle aziende». Nel 2016, secondo un'analisi del Centro Studi Fleet&Mobility è cresciuta del 19,9% anche la spesa complessiva per l'acquisto di auto nuove, per un valore totale di 43,8 miliardi di euro. Se si calcolano però gli sconti spuntati al momento dell'acquisto, lo scorso anno gli italiani hanno risparmiato ben 7,5 miliardi, con un prezzo medio pagato per vettura pari a 19.634 euro.
Il parco circolante però continua a crescere soprattutto per un'altra ragione: «L'alternativa all'automobile - spiega Quagliano - non è certo la bicicletta come qualcuno favoleggia, ma resta il trasporto pubblico. Che in questi anni non ha migliorato la sua efficienza, anzi ha tagliato le linee e aumentato le tariffe impedendo una svolta verso questo tipo di mobilità. L'alta velocità dei treni e la convenienza delle compagnie aeree low cost invece hanno spinto gli italiani a usare meno l'auto, e infatti i consumi di carburante sono decisamente diminuiti, ma tutti i dati in nostro possesso confermano che all'automobile non si vuole e non si può rinunciare».
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