sabato 9 novembre 2013
Paganini non ripeteva, l'assessore sì, ogni volta peggio. Dagli anni 70 – “Porci con le ali” – “i cattolici” restano suo bersaglio fisso. Oggi “le ali” non volano più e lei, Lidia Ravera assessora alla “Cultura” (sic!) e allo Sport della Regione Lazio, è da 40 anni nota per tante altre ragioni non del tutto colte, come la ripetizione di parolacce come incipit voluto di un libro che vuole aprire al futuro. Di recente, quando fu eletto papa Francesco, divulgò subito una pura calunnia, da fonti inconsistenti e rivelatesi subito false, attribuendogli parole offensive nei confronti delle donne: espressioni mai pronunciate. Qui più volte (21 e 23/3, 8/5 e 19/7) ho scritto e dimostrato che era un falso, ma invano… È assessore alla Cultura, ovviamente solo la sua e col disprezzo per tutte le altre… E il presidente, suo e della Regione di tutti? Fa finta di nulla! In sintesi: lei ce l'ha in particolare con tutto ciò che sa di cattolico e perciò anche in questi giorni su “Huffington Post”, come ricorda l'Agenzia Zenit (6/11) se l'è presa persino col possibile futuro leader del suo partito di riferimento, Matteo Renzi. Infatti è “cattolico”, e come tale è accettato da lei solo se tace e acconsente. Lui invece ha approvato la realizzazione, consentita per legge – ma lei non lo sa, e se lo sa fa finta di non saperlo – di un cimitero ove col consenso dei genitori seppellire i bimbi non nati. Reo! Ecco l'accusa colta e testuale: ha osato riconoscere il «diritto di seppellire grumi di materia, chiamandoli bambina e bambino… con una compassionevole aggressione alle mamme mancate», che lei delicatamente definisce «donne che non sono riuscite a portare a termine il loro dovere di animali al servizio della specie». Leggiadra e colta, l'assessore alla Cultura! E la Giunta? E il presidente? E il possibile segretario futuro del Pd? Zitti e… mosca. Stavolta, per fortuna, con la “m” minuscola!
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI