martedì 18 marzo 2003
«L'Asino» ha fatto scuola, e fa pubblicità. Su «Libero». Per «Asino» intendo l'antico foglio anticlericale e grossolano di 100 anni orsono. È l'età mentale che rivelano certe pagine. «Pasta trevigiana per i palati vaticani». Così, sabato, grosso titolo a p.12 per una colonna che raccomanda la pasta. Leggi e ti viene in mente Alberto Sordi di «Un americano a Roma». Ma no! Quello era un signore raffinatissimo. Qui l'articolo racconta invece di una specie di rigatoni che «dicono» - aggiunge prudente - «furoreggi nei palazzi vaticani», annotando però, preciso, che «non stupisce che i monsignori e i cardinali della Curia romana vadano ghiottissimi della pasta xxx della famiglia yyy, più città, provincia, indirizzo e telefono... Bello no? «Palazzi vaticani», «palati vaticani», «monsignori e cardinali ghiottissimi». Pura tradizione anticlericale d'antan, avrebbe detto Gianni Brera. Leggi, ti aspetti qualche verso dell'inno a Satana e li vedi lì, i monsignori pancia grossa e palato raffinato, capaci soprattutto di mangiare a sbafo. E per concludere ecco il bis nella sintesi, con tanto di firma autografa: «Una produzione affascinante (?) e di ottima qualità, tale da soddisfare i difficili (?) palati vaticani». Con battuta-autografo: «La minestra è la biada dei cristiani: sicuramente lo è anche la pasta». E sulla «biada» tutto si placa, con la «biada» tutto si spiega. «L'Asino» ha mangiato anch'esso. Gli è sfuggito qualche "burp" un po' volgare, ma che volete che sia? Niente. Soltanto un raglio... in pagina.
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