mercoledì 4 maggio 2022
Durante una diretta su LinkedIn con Alessandra Colonna, lo scrittore Massimo Folador ha parlato di una terza via nell'impresa economica, fra scelte di convenienza e miraggi monetari: l'ascolto. Parola dimenticata di questi tempi, non solo perché si assiste a una deriva umanitaria, ma anche per via dei talk show televisivi che sembrano dar voce alla menzogna per far salire ascolti, ma che poco hanno a che vedere con la parola ascolto. Massimo Folador ha detto che per ascoltare è necessario il silenzio. «Ma quanti rumori facciamo entrare nella nostra vita – scriveva don Primo Mazzolari – per non sentire». Con noi durante quella diretta c'era anche un vignaiolo dell'Oltrepò Pavese, Fausto Andi, che affida le sue bottiglie ai ragazzi del gruppo “fuori dalla mischia”, per disegnarle e personalizzarle. Ragazzi diversamente abili che sarebbero rimasti isolati, se lui e sua moglie non avessero preso iniziativa, andandoli a prendere casa per casa per portarli in un luogo dove assaporare il gusto della dignità legata a un lavoro. C'è bisogno di tenersi per mano, insomma, e di capire fino in fondo, oggi, quali sia la convenienza. È un cambio di mentalità che coinvolge tutti, a cominciare dagli imprenditori che si trovano anch'essi in un momento difficile. Nel prossimo weekend a Biella, un nome importante del tessile, Paolo Zegna, presidente della Fondazione Biellezza, interverrà a una tre giorni dedicata alla rinascita di un territorio, che vuole ripartire dal turismo e dalla sue attrattive, con un progetto di lunga durata. Un punto di vista imprenditoriale diverso, se pensiamo che avrebbe potuto continuare a occuparsi della propria azienda e basta. Eppure nel tessuto degli imprenditori italiani c'è questo senso di restituzione, che cambia i connotati stessi della parola convenienza. Quando morì Angelo Zegna, lo zio di Paolo, la famiglia fece una donazione al Santuario di San Giovanni di Andorno per ridargli vita, accanto a quello di Oropa e di Graglia. Gesti che affermano come sia importante dare per il bene collettivo, foss'anche la rinascita di un luogo di silenzio, di cui questa umanità sofferente ha sete. Anche in Ucraina, prima o poi, ci sarà chi ricostruirà, così un giorno rivedremo i bambini che giocheranno sui prati, magari di una montagnetta come il Monte Stella e il parco Lambro di Milano, creati con l'accumulo delle macerie dell'ultimo conflitto. Ma per arrivarci occorre un cambiamento di rotta, subito. Che magari è proprio quello di guardare al Papa. E di ascoltarlo.
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