sabato 21 gennaio 2017
Conosco bene Yamamay perché in passato abbiamo pubblicato in Liuc un "paper" che raccontava la particolarità della loro storia ed ero certo che l'incontro con Barbara Cimmino sarebbe stato altrettanto ricco, tanto più avendo deciso di parlare del suo ruolo di responsabile dell'area Sviluppo e Innovazione dell'azienda. Nel 2001 Barbara, con il fratello Gianluigi e il marito Francesco, sono stati i fondatori di Yamamay, azienda nota al grande pubblico e parte, con Carpisa e Jaked, del gruppo Pianoforte: 2500 dipendenti, 300 milioni di euro di fatturato e 1300 negozi in 40 paesi nel mondo. «Agli inizi ricoprire ruoli di responsabilità in una società con un forte imprinting maschile non è stato facile – mi racconta Barbara –, ma questo mi ha aiutato ad acuire la sensibilità verso la relazione interpersonale, propria di tante donne, divenuta nel tempo un tratto distintivo del mio agire. La capacità di ascolto in particolare è stata credo quella che più di ogni altra mi ha permesso di costruire un clima di lavoro positivo e un gruppo di persone in grado di raggiungere dei risultati splendidi».
Barbara fa riferimento al suo team, ma anche al contesto aziendale, che le hanno permesso di vincere nel 2016 il Premio Ernst & Young per l'"Imprenditore dell'anno" nella categoria "Fashion & Design"; un riconoscimento importante per lei e per il gruppo. «Ci sono numerosi studi che parlano di creatività e innovazione con l'obiettivo di attivare il talento individuale e metterlo al servizio dell'impresa, ma nel perseguire questo risultato ho sempre utilizzato un metodo molto personale, legato alla storia della mia famiglia e di mio padre Luciano, tutt'oggi un riferimento fondamentale per noi. Una storia fatta di valori precisi come l'attenzione all'unicità della persona, la consapevolezza dei talenti presenti in ognuno, il gusto per una relazione autentica. Proprio questi valori mi hanno portata a dare grande importanza all'ascolto, sia all'interno dell'azienda che all'esterno: con i partner commerciali, le aziende di produzione, il mercato. Una relazione che va oltre il semplice rapporto professionale per provare a divenire vicinanza, interesse autentico per l'altro, piacere di stare assieme. Dentro questa trama di rapporti positivi prendono vita le idee e attraverso un processo di dialogo e di sintesi accurato tutte le scelte più innovative».
In questi anni abbiamo realizzato numerose attività formative dedicate all'ascolto e al dialogo attraverso la Regola di San Benedetto, l'argomento mi affascina molto perché ne conosco la forza e mi incuriosisce conoscere il punto di vista di un'imprenditrice di successo su queste "competenze" così importanti nel lavoro di oggi. «Credo che alla base di una relazione costruttiva servano metodo da una parte e un atteggiamento interiore dall'altra. Penso alla capacità di creare gruppi di lavoro multidisciplinari e multiculturali sapendone però gestire in modo attento l'eterogeneità, così come al coraggio di tramutare l'ascolto in una "prassi" dell'organizzazione che richiede tempo e competenza. Ma tutto ciò è reso possibile solo dalla capacità di valorizzare con umiltà ciascun contributo e dal gusto di instaurare una relazione che sa tramutarsi nel tempo in condivisione e passione».
Mentre ringrazio Barbara per questo "ascolto" reciproco ricordo il verbo greco "akouo" che è all'origine della nostra parola "ascoltare". Il suo significato principale è "ascoltare per fare": forse un monito a fermarci un attimo di più per capire per poi provare finalmente a fare, meglio e prima.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI