venerdì 16 aprile 2004
Assiduità, diligenza, sagacia profonda nell'osservare, capacità di cogliere le occasioni e i momenti opportuni, uso di strumenti finissimi per le esperienze, ripresa e ripetizione delle prove, per non dire inganni nell'indagare il comportamento della natura" Anzitutto si sgombri l'animo nostro da ipotesi preconcette, se mai qualcuna ci fosse cara.Era un sacerdote, nato a Scandiano (Reggio Emilia) nel 1729; insegnò all'università di Pavia, dove morì nel 1799: Lazzaro Spallanzani è considerato uno dei fondatori della biologia moderna, con buona pace di un certo anticlericalismo paleolitico praticato ancor oggi da pochi ostinati che vedono fede e scienza come poli opposti. Da uno dei suoi Giornali delle sperienze e osservazioni traggo questo monito che non vale solo per le scienze. Certo, per esse la verifica sperimentale, senza preconcetti, accurata e reiterata è capitale.Ma un maggior rigore dev'essere reclamato da tutti e a tutti, a partire dai giornali spesso così approssimativi. Anzi, in ogni professione si dovrebbe adottare uno stile che combatta la sciatteria, la superficialità, il luogo comune. Certo, per far questo è necessaria la ricerca seria, il non accontentarsi del sentito dire, la fatica fisica e mentale. Un altro grande scienziato naturalista, Federico Cesi (1585-1630), fondatore dell'Accademia dei Lincei, scriveva: «Che l'acquisto delle scienze, come tutte le altre grandi e lodevoli imprese, sia difficoltà grandissima è noto ed evidente. Difficoltà per la fatica, per il tempo, per l'assiduità che vogliono l'uomo totalmente impegnato». Un monito contro ogni pigrizia della mente e dell'azione, contro ogni supponenza figlia dell'ignoranza e della leggerezza.
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