martedì 11 ottobre 2022
Se ne va e ritorna, come un macabro refrain, la paura della Bomba che però sembra – sembra... – non preoccuparci, paradosso in cui (come Marina Corradi su queste pagine sabato scorso) alcuni tentano di addentrarsi. Paura? Di più: «Incubo nucleare» titola in prima pagina la “Stampa” (8/10). Torna ossessiva la parola “apocalisse”. “Repubblica” (8/10): «L’allarme di Biden: “Cerco di evitare l’apocalisse atomica”». Le stesse parole del presidente Usa sono riportate dal “Corriere” (8/10) sottolineando: «Non bluffano». Ancora “Repubblica”: «La roulette russa dello zar». Pagina intera della “Stampa” (8/10): «Armageddon, fine del tabù atomico». Eppure, si scrive, sembriamo non preoccuparcene e tanti pensieri allarmati virano piuttosto verso le bollette del gas. Sarà vero? Simonetta Agnello Hornby (“Stampa”, 8/10) s’incarica di dare la sveglia in un forte commento. Ecco il finale: «Camminiamo oggi mantenendoci in bilico su un sentiero strettissimo, come funamboli senza rete. Viviamo in un mondo molto pericoloso. Ma non è il mondo a essere cambiato, i potenti si sono sempre fatti la guerra. Siamo noi, gente normale, a essere cambiati e viviamo questa vita come un film, da spettatori che partecipano a distanza. Siamo distanti dal dolore altrui come non lo eravamo quando avevo diciassette anni e questo ci mette in pericolo, più di prima. Anche perché c’è più cattiveria e ci sono più armi a disposizione. Guardiamo tutto leggermente (...); siamo informati di tutto ma non partecipiamo a nulla (...). Ignavia? Apatia? Penso che siamo semplicemente addormentati». Eppure, paradosso nel paradosso, proprio questo potrebbe essere il momento giusto per sperare. “Libero” (8/10): «La bomba fa paura e spinge a trattare». Sempre sulla “Stampa” (10/10), una pagina di Domenico Quirico – una riflessione di straordinaria lucidità, lontana da ogni partigianeria – parla di «Pace possibile», proprio mentre l’idea dell’apocalisse avanza: «È nel momento in cui più si avvicina il baratro, irrimediabile, talmente profondo che non riusciamo nemmeno a misurarlo, così profondo da non avere eco, che la pace diventa possibile. Sì: non necessaria, possibile». La guerra si è tramutata in tragedia shakespeariana, dove gli studiosi dell’animo umano valgono più degli analisti. L’apocalisse è dietro l’angolo; ma anche la pace. © riproduzione riservata
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