venerdì 6 marzo 2009
Giù le mani da Mourinho. Non censuratelo, non condannatelo: molti, senza le sue clamorose sortite dialettiche, non saprebbero più cosa scrivere. Se poi l'avversate perché rappresenta la "nemica" Inter, sperate che don José continui a patire provocazioni: maestro
di contropiede, non mancherà di rispondere a tono a tutti, anche agli anonimi "mediatori" che si presentano alle sue conferenze stampa con un microfono in mano e s'accontentano di registrare le domande altrui; perderà tempo e concentrazione; s'accorgerà (s'è accorto) Mourinho che quel che credeva divertissement è diventato un gioco al massacro. E ci sarà sempre qualche "pirla" - non lui - che cercherà di portare a casa uno straccio di polemica da appendersi al petto come una medaglia.
Questa è la stampa, bellezza: personaggi come Mourinho sono il pane quotidiano soprattutto quando non parla di calcio e fa godere gli intellettuali prestati al "Bar Sport" che impazziscono per il suo filosofeggiare arguto e per il suo italiano ricercato. Non sanno - gli idolatri - che il portoghese prima di darsi al pallone faceva l'interprete e che il calcio italiano ha avuto, prima di lui, tecnici colti e brillanti. Ma italiani, purtroppo.
Potrei dirvi, ad esempio, che Capello è un gradevolissimo interlocutore soprattutto se non parla di calcio, materia in cui raramente ammette opinioni diverse dalle sue. A me piace, Mourinho, anche se mi manca dal punto di vista tecnico: è così preso dalle polemiche accessorie (arbitri, rigori, moviole, concorrenti...) che non ha tempo di illuminarci sul gioco che lo ha reso ricco e celebre (al Porto ringraziano ancora con una Champions, al Chelsea con due scudetti di fila dopo 50 anni).
Né "parlano" le sue formazioni, le sue scelte tattiche, visto che in genere usa la ripresa per correggere gli errori del primo tempo. Mi piace e lo colloco con grande piacere nel Pantheon dei grandi della panchina dove l'hanno preceduto personaggi che la bella gioventù del calcio parlato e scritto non ha conosciuto.
Fulvio Bernardini era un interlocutore incantevole sui temi tecnici e storici; Manlio Scopigno, il "filosofo", si esprimeva con grande ironia su ogni argomento. Ma il grande era Gipo Viani, uno dei grandi inventori del gioco più bello del mondo, un duro che nelle interviste più intense poteva farti a pezzi con studiata arroganza eppoi offrirti un calice di pace. Insieme a qualche idea da metter da parte per tutta la vita. Mourinho da Setubal sogna di imitare (e superare) il personaggio più importante del suo Paese, il poeta-pensatore Maria Manuel Barbosa du Bocage, splendido anarchico, ribelle ad ogni censura, picchiatore verbale perseguitato dalle istituzioni per i suoi versi satireggianti e blasfemi. Seppe reggere il gioco duro per lunghi anni, poi s'arrese. E guarda un po', si fece frate.


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