venerdì 10 settembre 2010
Un tempo spiriti bellicosi - e ottimisti per effetto di favolosi Bagni di Folla - davano per certo che per la difesa della Patria sarebbero insorte almeno otto milioni di
baionette: Al momento della conta quel numero - mai colmato - fu consacrato nei libri di storia e nei dizionari come certificato di una tipica manifestazione di italica pusillanimità. Gli italiani d'allora cantarono "Signora Illusione". Alla stregua di vari motivetti e slogan che indicano movimenti velleitari, tipo «andiam, andiam, ma siamo sempre qui», oppure «armiamoci e partite». Il vostro cronista ha sfiorato le Incertezze Capitali e ha invece ben conosciuto - e adottato - le Certezze Calcistiche.
Bagni di folla, passioni incontenibili, emozioni illimitate e otto milioni di telecomandi non si negano all'Italia Pallonara, l'unica che ha vinto da sola simboliche guerre mondiali e compare a pieno titolo fra le Potenze del pianeta con un palmarès a quattro stelle. Anche l'altra sera, pur sapendola opposta agli artigiani delle FarOer, gli italiani si sono stretti numerosi (ottomilionieotto) intorno alla Nazionale in tivù, imitando le decine di migliaia di fiorentini - che non
son micchi - accorsi pieni d'entusiasmo al "Franchi" per salutare il Prandelli perduto e il Cassano ritrovato insieme al Gilardino rinato e al Montolivo confortato da una critica fin troppo benevola. Non vi sembri gratuito, questo passaggio di ritorno sulla piccola gloria degli Azzurri: intanto, avendo sollecitato alla vigilia il ritrovamento di un'anima collettiva, mi preme dar atto alla Squadra di aver dato in questo senso segnali più che confortanti; eppoi, mi piace una volta di più, in tanti anni che neppure conto, dar atto all'Italia del pallone di saper meritare la fiducia e l'amore dei tifosi, anche di quelli che il campionato ha traviato, distogliendoli dal sentimento per consegnarli al business.
L'Italia che mi piace la si è vista in un flash, ad esempio, quando le telecamere hanno inquadrato in tribuna il sorridente Gigi Riva, l'arcigno Gianni Rivera e l'imbambolato Robi Baggio, tre uomini che non sono diventati campioni del mondo eppure rappresentano felicemente mezzo secolo di storia del calcio italiano condiviso da generazioni di irredimibili sognatori. La Nazionale di Prandelli, con due vittorie dopo un anno di sconfitte, ha riportato sui teleschermi, alla radio, sulle pagine dei giornali, la storia e il "dieci" di un calciator poeta, Antonio Cassano, che ci mancava proprio dal ritiro di Baggio. Son bastati lui, i suoi gol, i suoi assist, i suoi sorrisi e baci, le sue infantili follie, a rimettere insieme la Nazionale e il suo popolo. Mite invasore compreso.
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