sabato 19 aprile 2014
ABergamo, nel grande teatro Donizetti si è aperto il convegno sulla Pacem in terris di Giovanni XXIII. Mi viene chiesta per l'occasione una testimonianza sui rapporti tra De Gasperi e Angelo Roncalli, Nunzio a Parigi, quando nell'agosto del 1946 il presidente del Consiglio italiano si presentava al giudizio dei 26 paesi che avevano contribuito alla vittoria contro le forze naziste e fasciste. Egli aveva iniziato con parole lente e gravi: «Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto è contro di me... vi chiedo di inquadrare la nostra pace nella pace che ansiosamente attendono gli uomini e le donne di ogni Paese... oggi ho fatto uno sforzo per contenere il sentimento e dominare la parola...» Fu questo il discorso dignitoso, ma accorato che fece scrivere a Roncalli queste parole: «Sarò lieto di offrire a vostra eccellenza l'occasione di un incontro che penso farà piacere a entrambi... Beati i miti perché essi possederanno la terra. Questo è un primo soffio di Vangelo che attraversa quell'aula festosa. Il mio augurio lieto e benedicente...».In una lettera del 1953, Roncalli allora patriarca di Venezia scrive: «Questo mio semplice tocco alla vigilia del suo giuramento al Quirinale basta ora per dirle tutta la fedeltà del mio spirito: rispetto, ammirazione, partecipazione intima di sollecitudini, invocazione di grazie celesti per la sua persona e per la nostra diletta patria... Che il Signore ci aiuti nel servizio che ha imposto a ciascuno di noi». Nella raccolta di documenti pubblicati anni fa sotto il titolo De Gasperi scrive, c'è un'ultima lettera a De Gasperi in data 3 agosto 1954 dove il cardinale dice: «Questo mio cenno vorrei le dicesse la continuità spirituale della grande stima e della fiducia che conservo della persona e dell'attività sua. La riapparizione inattesa di tratto in tratto, in strade incerte di qualche volto amico, dà letizia al cuore e fa sempre bene. Non occorre dirle che, passando Ella da Venezia sarà sempre una grande festa per me accoglierla... Non lavoriamo tutti nella stessa luminosa idealità del bene sociale e della pace?». Mio padre dal suo rifugio in montagna cercava, con le ultime telefonate ai nostri rappresentanti a Parigi, che si frenasse la caduta della Comunità Europea di Difesa. In questa atmosfera di tensione e di pena rispondeva a Roncalli: «Eminenza, il suo personale saluto, e le Sue parole di conforto mi sono giunte in buon punto, perché le mie precarie condizioni di salute sono talvolta accompagnate da un senso di abbandono e di impotenza. Grazie di cuore. Mi accordi la sua paterna benedizione». Il tavolo che portava, pochi giorni dopo, le centinaia di telegrammi alla notizia della sua morte aveva anche le condoglianze del cardinale amico: «...preghiere confidenti per spirito nobile benedetto Alcide De Gasperi, degno di grande storia, di profonda universale ammirazione, di unanime fattiva, imitazione a servizio d'Italia e della civiltà cristiana».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: