sabato 9 marzo 2013
L'elicottero tagliava il cielo dietro alla cupola di San Pietro: un insetto bianco che volava leggero, senza rumore. Con il fiato sospeso lo guardarono dalla piazza e si sentirono orfani. Perché nostro padre se ne andava, dicevano. Chi lo aveva offeso nell'animo, chi gli aveva tolto la forza per sostenere il nostro mondo oscuro? Cosa aveva pesato sulla sua fragilità fisica tanto da non sentirsi più capace di sopportare la responsabilità della cattedra di Pietro? La sua lunga strada viene dipanata come un gomitolo di lana da lui stesso quando dà alle stampe il volume: «Benedetto XVI. La mia vita». Non è una lettura facile per tutti anche se ha il pregio di essere scritta in modo piano e chiaro. Il suo cammino con la liturgia iniziato da bambino quasi senza esserne cosciente cresce assieme alla sua vita, agli spostamenti necessari con la famiglia negli anni di guerra, alla decisione di entrare, giovanissimo, in un seminario che gli costava fatica, abituato come era a studiare da solo. «Dovetti adattarmi a una vita comune, uscire da me stesso e formare una comunità fatta di dare e avere...». E in questo possiamo riconoscere quel suo sorriso dolce e timido che gli abbiamo visto sul viso fino all'ultimo giorno dal suo papato. Il libro racconta la sua giovinezza, la difficoltà di trovare ambienti di studio durante e dopo la guerra perduta, ma non ne descrive le sofferenze, se non le difficoltà per concludere i suoi studi da Frisinga a Monaco e gli incontri con i massimi teologi ed esegeti del tempo. Nomi che per noi, modesti lettori, trovano eco difficile nella nostra vita. Allora Papa Ratzinger sembra ci venga incontro con descrizioni semplici anche quando si tratta di momenti basilari e importanti della sua vita. Così infatti descrive la sua ordinazione sacerdotale: «...Non si deve essere superstiziosi, ma nel momento in cui l'anziano arcivescovo impose le sue mani su di me, un uccellino, forse un'allodola, si levò dall'altare maggiore della cattedrale e intonò un piccolo canto gioioso come se una voce dall'alto mi dicesse "va bene così, sei sulla strada giusta"». Aveva scelto per sé una vita silenziosa di uomo di studio, ma Dio lo aveva destinato a portare il peso della Chiesa ed egli lo aveva accolto con lo spirito del salmo che dice: «Sono divenuto per te come una bestia da soma e proprio così io sono in tutto e per sempre vicino a te». Ora la strada giusta era diventata quella del ritiro e della preghiera, mentre tutti da oggi sappiamo che – poco lontano – c'è una lampada sempre accesa anche per noi.
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