sabato 14 dicembre 2019
Nevica sulle nostre monta-gne, piove nella pianura e grigio è il cielo delle nostre città. Il Natale ci corre incontro e ci trova ancora impreparati: pochi sono gli addobbi per le strade e solo qualche albero acceso appare dietro le finestre delle case. Il Natale ci corre incontro con i suoi giorni precisi e il suo calendario che sembra più veloce di sempre, mentre siamo noi che confondiamo la nostra corsa con quella del tempo che ha un ritmo antico e sempre uguale tra le stelle del cosmo. Non sappiamo quasi niente della vita di quel Bambino nato in una grotta perché non abbiamo saputo trovare per lui una casa, ma solo un po' di paglia e di fieno come canta una canzone. E poi una fuga attraverso il deserto con solo un asino come trasporto fino al lontano Egitto. E ci dobbiamo accontentare di questa storia così sobria di notizie e così povera di fatti: correre, giocare, piangere, e abbracciare la madre e ubbidire a quel Padre che il mondo gli aveva offerto? Sì, possiamo immaginare così. Gli evangelisti si sono fermati pochissimo sulla sua fanciullezza, solo ci hanno raccontato di quel suo entrare nel Tempio e parlare di fronte ai sacerdoti che guardavano con meraviglia quel ragazzo portatore di una storia nuova. Duemila anni sono davvero da contare all'indietro per togliere loro le nostre infinite storie di guerre e di vittorie, di conquiste e ripulire della scomparsa di popoli e arrivare finalmente al paese di Gesù. In un piccolo vecchio album che mio padre aveva preparato per me, ritagliando da una rivista inglese le foto del paese di Betlemme nei primi decenni del Novecento, si vedono le poche case su un terreno leggermente collinoso e un unica fontana dove le donne potevano andare a prendere l'acqua. Era il paese di Gesù e l'impressione guardando le fotografie è che niente era cambiato dal suo tempo. Nessuno allora avrebbe immaginato le grandi costruzioni che il mondo ha deciso di offrire a quel poco che era rimasto di quell'antica storia. Oggi accendiamo alberi di ogni colore e questo ci dà allegria e forse voglia di cantare, ma è diventata lontana la grotta, il bue, l'asino e il povero Giuseppe appoggiato al bastone accanto e quella madonna gentile che porta il suo mantello azzurro quasi per dare un colore a quella povertà assoluta. Se l'albero di Natale dà allegria il presepio da un attimo di gioia anche a chi è povero di fantasia e di ricordi ed è pronto a dividere con tutti una storia di pace e amore. Non è facile raccontare questa storia ai giovani di oggi eppure cercano anche loro, forse con disordine, quella gioia profonda che solo l'amore di quell'antico bambino da una grotta sa regalare.
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