L'agricoltura perde terreno
sabato 6 novembre 2010
L'agricoltura italiana perde nuovamente terreno. Il problema vero però è un altro: nonostante i segnali di timida ripresa in determinati comparti, e soprattutto per le vendite all'estero, il bilancio della produzione agricola nazionale continua a segnare rosso. Senza indicazioni serie di inversione di tendenza.
A scattare la fotografia impietosa della situazione è stato l'Ismea (l'istituto che si occupa di tenere sotto osservazione l'andamento dei mercati e dei principali comparti agricoli). Stando agli ultimi dati, dunque, produzione agricola e valore aggiunto dovrebbero far segnare a fine anno una flessione rispettivamente del 2% e 3% rispetto al 2009. Il contrario potrebbe avvenire per l'industria e il comparto manifatturiero in particolare. La contrazione della produzione agricola totale " viene fatto rilevare dall'Ismea " è imputabile alla forte riduzione delle colture vegetali (-5%) che riguarda tutti i comparti tranne quello dell'olio di oliva. Al contrario, invece, sarebbe in crescita la produzione zootecnica. Ancora più contrastata è la situazione sul fronte dei prezzi e dei costi, anche se la ragione di scambio sembra leggermente migliorare. Le tensioni recenti sui mercati di alcune materie prime, tuttavia, continuano a farsi sentire e a pesare sulle previsioni. Tanto che, a proposito del mais e della soia, la Coldiretti non ha mancato di far rilevare il rischio sui costi di produzione della carne e, di conseguenza, su quelli al consumo.
Proprio i consumi, d'altra parte, destano ulteriori preoccupazioni. Confagricoltura recentemente ha posto in evidenza come da un lato abbiano ripreso a crescere le nostre esportazioni (+9,3% rispetto ai primi sei mesi del 2009), ma che nello stesso periodo i consumi interni abbiano subito una sensibile flessione. Una circostanza che, fra l'altro, avrebbe scatenato la corsa verso innumerevoli manovre di politica al ribasso dei prezzi che in alcuni casi ha creato confusione e incertezza sui mercati al dettaglio . Decisiva per alcuni prodotti la politica di ribasso dei prezzi. Uno dei casi più eclatanti è quello dell'olio extravergine di oliva, i cui prezzi al consumo sono diminuiti mediamente del 6,4% penalizzando notevolmente le stesse imprese. Strette come sono fra costi comunque alti e prezzi finali che non appaiono in grado di risollevare i loro bilanci, ma anche schiacciate da condizioni produttive complicate e da mercati internazionali non certo favorevoli, le imprese agricole dello Stivale, quindi, continuano a trovarsi in una situazione difficile che non appare mutabile nel breve periodo. Non rimane che affidarsi non certo alla buona sorte, ma a strategie di mercato e produttive di medio-lungo periodo, a patto di avere una politica agricola nazionale ed europea capace di sostenere uno sforzo che sarà certamente lungo e importante. E' un percorso sicuramente difficile, ma sembra essere l'unico in grado di fornire prospettive migliori di quelle attuali.
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