venerdì 31 ottobre 2003
"Essere laici in un mondo multiculturale". Titolo in prima di "Repubblica", mercoledì, per un pezzo di Umberto Eco equilibrato e positivo. Due settimane or sono ancora lui sull'"Espresso": "Non vedrei inopportuno, in una Costituzione, un riferimento alle radici grecoromane e giudaicocristiane del nostro continente". Stessa pagina di "Repubblica" in cui segue il pezzo di Eco, un box, "Sillabario": Massimo Cacciari spiega "l'abc della laicità", scrivendo testualmente che "nulla contrassegna la volgarità del pensiero più della concezione che oppone laicità ed atto di fede" Laico è ogni credente non superstizioso" E così è laico ogni non credente che sviluppi la propria ricerca senza mai assolutizzare o idolatrare il proprio relativo punto di vista, e insieme sappia ascoltare la profonda analogia che lo lega alla domanda del credente"" Da applausi! E tuttavia, sempre su "Repubblica", in questi stessi giorni, anche in quello, sono tanti che paiono ignorare - per dirla con Cacciari - l'abc della laicità, tante trombe che squillano all'intolleranza della Chiesa. Lo abbiamo segnalato qui anche nei giorni scorsi. Per non parlare di "Manifesto", "Unità" e "Liberazione", ma anche di "Libero" e "Giornale". E allora? Allora "l'abc" è che la laicità indica essenzialmente un metodo, non dei contenuti. Può essere laico il più "sacro" degli uomini, Gesù Cristo, quando ha distinto come ha fatto tra Dio e Cesare - vedi qui 11/10 - e può essere clericale e bigotto il più ateo degli uomini, quando schiaccia sotto il suo potere ogni anelito di coscienza libera. Si spera che tanti leggano la lezione di Eco e Cacciari"
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