venerdì 4 settembre 2020
L'Abbé Pierre, francescano, fu uno straordinario attivista religioso, sociale e politico, più volte candidato a un Nobel che non ebbe perché i giurati hanno da sempre timore dei personaggi controversi e l'Abbé Pierre fu uno di questi. Lionese, nato nel 1912, decise di farsi frate nell'eremo delle Carceri ad Assisi a 16 anni, e prese parte più tardi alla Resistenza contro l'invasore nazista, assistendo in particolare ebrei e altri che ceravano rifugio in Svizzera. Fu deputato per raggruppamenti di centro-sinistra, dopo la guerra, e rimase sempre politicamente attivo, considerato da tanti, anche a sinistra, come un gran rompiscatole, denunciatore di leggi ingiuste e agitatore di leggi necessarie, pacifista a oltranza anche a livello internazionale. La sua creazione più forte fu il centro di Emmaus, nella periferia francese, dove adunò volontari e barboni, assistiti da finanziatori spontanei grazie alle sue campagne radiofoniche. Ebbe un'eco enorme, per esempio, il suo appello indignato a Radio Luxembourg, nell'inverno del 1954 dopo la morte per assideramento di una donna sfrattata, e fece molto discutere che partecipasse, vincendo molto denaro, a una trasmissione del tipo "Lascia o raddoppia". Nel 1949 fu tra coloro che presentarono in parlamento un progetto di legge sull'obiezione di coscienza, tanti anni prima di noi in Italia. Il comico Coluche, di origine italiana, fu un suo seguace e imitatore, alternando l'attività cinematografica a quella sociale e assistenziale e a quella di deputato, anni dopo l'Abbè. (Quando lavoravo a Partinico con Danilo Dolci ed eravamo poverissimi, mi venne in mente di seguire l'esempio dell'Abbè - eravamo nel '56 - facendo domanda per presentarmi al nostro "Lascia o raddoppia", sulla storia del cinema tedesco! E venni convocato a Roma, ma Danilo mi impose, scandalizzato, di rinunciare, nonostante gli portassi l'esempio dell'Abbè Pierre...). Forse, di tutta l'instancabile attività del grande frate anche in campo anticolonialista e internazionale, ad attrarmi di più fu il movimento degli chiffoniers, degli stracciaioli che giravano strada per strada raccogliendo cose usate, stoffe, latta e quant'altro, dividendole e rivendendole. Cercai infatti anch'io di organizzare a Palermo insieme ad Alberto L'Abate gli abitanti di Cortile Cascino che di questo vivevano, e la prima volta che mi recai a Parigi nel 1957, dove nel frattempo i miei erano emigrati, visitai la comunità di Emmaus senza però riuscire a conoscere l'Abbè. Fu uno dei personaggi più celebri del suo tempo, gli anni del secondo dopoguerra, ma da tanto nessuno sembra più ricordarsene. Si parlò di una sua beatificazione ma ci fu chi protestò perché dopo il 68 assistette, tra le migliaia di persone di cui ebbe a occuparsi con i suoi seguaci, anche i discutibili esuli politici italiani ricercati per terrorismo. Ma questo piccolo frate ossuto e deciso merita davvero che ci si ricordi di lui, modello per tanti anche in tempi recenti e anche in Italia. E si vedano, per chi vuole saperne di più, i libri sul nostro testardo eroe scritti da Pierre Lunel, da Graziano Zoni e da Denis Lefebvre, e per conoscere i suoi testi la raccolta Paroles (Actes Sud 1995), non tradotta nella nostra lingua.
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