L'«homo oeconomicus» sarà pure vincente, ma è anche «sapiens»?
sabato 3 aprile 2010
Mi scuso per l'osservazione autobiografica, ma leggendo il bel libro dell'economista Raj Patel, Il valore delle cose e le illusioni del capitalismo (Feltrinelli) ho dovuto prendere le misure di me stesso e sono arrivato alla conclusione che somiglio pochissimo all'homo oeconomicus teorizzato da certi geniali economisti. Per esempio da Gary Becker, considerato «uno dei giganti del pensiero economico del Novecento», premio Nobel nel 1992 e insignito nel 2007 da George W.Bush della Presidential Medal of Freedom, che è la più alta onorificenza civile conferita negli Stati Uniti. Non so quanto sia obiettivo o maliziosamente riduttivo il riassunto che Raj Patel fa del pensiero di Becker: ma senza dubbio la genialità teorica di quest'ultimo sembra consistere soprattutto nel ridurre ogni comportamento umano alla logica economica. Come tutte le teorie unificanti, anche quella di Becker ha il suo fascino. Non è una novità, ogni teorico ambizioso tira l'acqua al suo mulino. Per certi psicologi tutto si spiega con la psiche, per certi linguisti e semiologi tutto è comunicazione e segno. In sintesi l'idea di Becker è che l'homo sapiens è anzitutto homo oeconomicus. Il suo campo d'azione è sempre un mercato di qualche tipo e le sue preferenze sono sempre uguali a se stesse in tutte le società e circostanze.
La prima cosa che si può dire è che il geniale economista o pan-economista, è debole in storia, psicologia e antropologia. Si è "economici" rispetto a un fine e non tutte le culture, non tutte le società, non tutti gli individui hanno gli stessi scopi. Per non parlare del fatto che il comportamento coerentemente e costantemente economico richiede un'ascesi dell'economia: ma non tutti pratichiamo questo ascetismo. Ci sono altri vantaggi e dunque diverse economie. Se per esempio economizzo il mio tempo, posso farlo per dedicarne di più a qualcuno. Se economizzo le mie forze può essere per la felicità (chissà quale), per la salute e l'intelligenza (se possibile), nonché per salvarmi l'anima (non lo escludo).
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