Jungh nel riscopre il '600 tedesco per rilanciarne le note più; spirituali
domenica 14 settembre 2003
Ci sono interpreti che consacrano la loro intera carriera a investigare con passione e abnegazione il repertorio musicale di un singolo artista o di un determinato periodo storico, arrivando a una profondità tale di ricerca e analisi da rasentare quasi la reale immedesimazione. è quanto sta succedendo a Konrad Junghänel e al suo ensemble vocale e strumentale Cantus Cölln, protagonisti negli ultimi mesi di tre notevoli progetti discografici (pubblicati da Harmonia Mundi e distribuiti da Ducale) che ruotano intorno alla produzione di carattere religioso nella Germania del XVII secolo. Un percorso inaugurato meno di due anni fa con l'album dedicato alla maliconica e poetica spiritualità racchiusa nelle Cantate tedesche di Nikolaus Bruhns (1665-1697), allievo di Buxtehude e tenuto in grande considerazione dallo stesso Johann Sebastian Bach; proseguito poi con il tributo alla ricca e fortunata stagione creativa di Georg Philipp Telemann (1681-1767), dalla cui impressionante fucina di opere sacre - 18 oratori, 49 Passioni e 2000 cantate sacre - Junghänel è andato a riscoprire alcuni significativi lavori giovanili, come il funebre Trauer Actus o una fantasiosa Cantata In Festo Pentecoste. Il trittico si chiude con il recente, strepitoso doppio cd intitolato all'Altbachisches Archiv, una collezione musicale che lo zelante Johann Sebastian Bach ha assemblato con cura nel corso della sua esistenza e in cui sono raccolti una ventina di lavori concepiti dai suoi illustri antenati. Un documento di altissimo valore, recentemente riemerso negli Archivi di Stato di Kiev, in Ucraina: l'occasione privilegiata per ricostruire il contributo decisivo offerto dalla dinastia bachiana all'arte del XVII secolo, ma anche per capire quali siano state le fonti principali a cui il grande Thomaskantor di Lipsia ha attinto per dare vita al suo straordinario corpus compositivo. Vi ritroviamo mottetti, cantate, lamenti e corali, che conferiscono particolare risalto alla vena compositiva arcaica di autori quali Johann Christoph (1642-1703) o Johann Michael (1648-1694), ma in grado di garantire un ascolto davvero emozionante, che più volte - come in occasione dell'irresistibile sequenza di brani che apre il secondo cd - lascia letteralmente a bocca aperta.
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