giovedì 27 febbraio 2020
Ieri su "Libero" (p.10): "Poveri e mazziati. Chiude la mensa dei frati. Chi non si ammala può morire di fame". Giordano Tedoldi provocatorio: «Più che la carità, poté il coronavirus. A Genova, i frati Cappuccini annunciano la sospensione del 'servizio di mensa per gli indigenti' in ottemperanza alla recente ordinanza della Regione Liguria». In ottemperanza? Certo, ma per lui «i buoni fraticelli, lontani seguaci di San Francesco» hanno «paura» di essere contagiati dai «poverelli che si mettono in fila alla loro generosa mensa gratuita». È buono con "i fraticelli", il collega: «Si può biasimarli? Probabilmente no. Vestire il saio francescano non rende immuni né dal Coronavirus né dalla fifa. La carne è debole, la psicosi della pestilenza è forte». E c'è altro: per lui c'è che «il silenzio di Dio in questi frangenti è ancora più minaccioso».
Dunque tra dubbi teologici, e nell'attesa «di un segno celeste (o di un vaccino) – alla pari? (ndr) – la prudenza è seguire «la recente ordinanza» Ma il tema si allarga, con il "noi" di maestà: «Non possiamo esimerci dal notare che non appena si determina un'emergenza i poveri sono i primi a essere lasciati a se stessi anche da chi fa professione di fede cristiana. Per i miserabili non c'è mai un limite alla sfiga».
San Francesco tradito, ma anche altro: ricorda «Santa Margherita Maria Alacoque che abbracciava e baciava i poveri», e pare allargarsi ad una speranza: «Chissà che non ci sia un francescano disubbidiente che se ne freghi delle recenti ordinanze e si metta a distribuire panini imbottiti alle legioni di poveri». Del resto a lui «Non risulta» che santità e cielo si conquistino «chiudendo le mense e respingendo gli affamati». Una lezione. Quando riaprirà la mensa i Cappuccini inviteranno il collega a festeggiare con loro la ripresa della santità vera. Per ora la sua è solo "à la coque"!
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