mercoledì 14 aprile 2010
Ieri qui Rondoni su Ipazia, grande donna del passato, segnalava la finezza del poeta Luzi e la rozzezza distorcente di chi, Canfora sul "Corsera" e Massarenti sul "Sole 24Ore", domenica ne ricordava l'avventura. Ancora ieri Giorello sul "Messaggero" e Maria Teresa Fumagalli su "L'Unità". Esce un film su Ipazia, donna di grande cultura barbaramente uccisa nel 415 ad Alessandria. Da chi e perché? Titoli e sommari con risposta secca: «Massacrata perché avversa al cristianesimo», «Martire uccisa dai cristiani», «Orrendamente uccisa dai cristiani», «Osò sfidare la Chiesa in difesa della scienza». Elementare! Però proprio sull'"Unità" leggi che Ipazia era «cristiana, ammirata anche dai suoi alunni cristiani" la memoria del suo insegnamento la apprendiamo dal suo allievo cristiano Sinesio, in seguito vescovo, che la chiamava sorella e maestra», e che un altro cristiano, Socrate Scolastico, scrisse che Ipazia «si presentava in modo saggio con magnifica libertà di parole e di azione». Cristiana, ammirata dai cristiani, uccisa «dai cristiani»? Calma! Sempre "Unità": «"le cose erano un po' più complicate di quel che appare nell'immagine convenzionale di Ipazia martire predestinata che in nome del libero pensiero "in difesa della scienza" sfida la Chiesa». Ecco: «i cristiani» l'hanno massacrata, ma «i cristiani» l'hanno ammirata e onorata, e «i cristiani l'hanno ricordata nei secoli». Dunque questi giornali fanno a fette la storia reale di Ipazia, perché l'ideologia «convenzionale» ha memoria da elefante, ma quando si tratta di Chiesa vede con un solo occhio: ostile comunque. Alle solite, da noi"
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