sabato 12 luglio 2014
Ibambini dell'asilo al primo piano della mia casa, questi giorni piangono spesso. Forse è questo caldo strano, umido e fermo, senza aria che li rende insofferenti. Eppure sono tra i più fortunati perché nel pomeriggio hanno la mamma che li viene a prendere anche se questa estate non tutti andranno in vacanza. Penso ai piccoli che nel mondo scompaiono senza lasciare traccia della loro breve esistenza. Chi li porta via, chi li usa e dove rimane il loro corpo innocente? Una volta le nonne raccontavano che le anime dei bambini che non avevano ricevuto il battesimo sarebbero andate nel Limbo! Un posto di luce dicevano, a me sembrava una grande ingiustizia raccogliere tanti bambini soli anche in mezzo a tanta luce.Come era pieno di favole il nostro tempo che forse erano inutili per mantenerci nell'innocenza più a lungo, ma che alla fine impreparati a vedere la realtà un poco alla volta, ci portavano d'improvviso a dover riempire un vuoto immenso ed anche crudele. Forse per i genitori era bello mantenere i propri figli nella non conoscenza del male più a lungo possibile, quanto oggi è doloroso renderli attenti ad ogni pericolo che vive nelle strade, negli incontri o quando suona un campanello alla porta. La paura e la non fiducia tolgono troppo presto il sorriso alle loro labbra. Scriveva una antica nonna, in un diario sgualcito dal tempo che mi hanno portato da poco, che era riuscita a mantenere la gioia di vivere anche negli anni peggiori, quando non aveva più nessuno accanto a se. «Vorrei un quadro – scrive nel suo modo diretto e semplice –, ma non so dipingere, vorrei cantare, ma ho una piccola voce che non ha eco, vorrei ballare, ma non ho scuola...». Allora ricordava chi l'aveva amata e continuava a cercare di comprendere gli altri, le loro sofferenze, anche le incomprensioni e forse le offese. E quando sentiva gli occhi che contro il suo volere si inumidivano, immaginava qualcosa di buono che sembrava dimenticato, che era rimasto invece in un angolo del suo cuore. Come prendere un cucchiaino di zucchero dopo aver bevuto qualcosa di amaro.Sorridere era la sua medicina e quando seppe che era finito il suo tempo chiudeva il suo diario così: «Me ne vado contenta perché mi pare che al di là ci sia il sole. Me ne vado sorridendo perché non ho saputo odiare. Me ne vado serena perché ho poco e non devo fare divisioni difficili per nessuno. Me ne vado leggera perché qualcuno c'è di certo lassù che mi darà una mano e non mi lascerà sola. E se nel cielo ci fossero solo nuvole prenderò quelle più rosa e me ne farò un abito lungo e luminoso e andrò ridendo nei sogni dei bambini».
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