martedì 12 maggio 2015
“Domenica” del “Sole” (9/5): lettura consueta ricca da p. 1 con la «Speranza» ed il «Breviario» di Ravasi a Simon Weil, all'«Umanesimo» di Mattarella, ai «Dialoghi sull'uomo» (Pistoia, 24-25/5) sui temi dell'«antropologia contemporanea», ove pure noti l'assenza totale della tematica religiosa. Anche questa è libertà! Via via avanti finché su mezza p. 35 leggi «Perché si venera un falso», con titolone: «La Sindone non ha misteri». Sergio Luzzatto, “lanciato” anche in prima e come sempre superbamente cellofanato nelle sue certezze di bronzo, presenta un libro di Andrea Nicolotti per cui la Sindone è un falso, ma aggiunge che «Il fatto che si tratti di una reliquia costruita a fine di lucro tra Due e Trecento nulla toglie al suo interesse storico». Quanto è gentile, lui! Da storico è «interessato» alla Sindone, che però, sentenzia, è «un falso»! Libertà anche questa, ma nelle 4 colonne seguenti, 200 righe e circa 8.000 battute, a giustificare la tesi del libro e la sua fede di recensore non trovi alcunché che giustifichi la tesi del falso, salvo l'appiglio del “C14” del 1988. Falso e basta! «Ma perché “falso”?» Perché è un falso! Nessun argomento salvo il Carbonio 14 poi con dati di scienza da tutti ridimensionato e smentito. E allora? La realtà dice che tutti – tutti! – i tentativi di spiegare il modo con cui i falsari avrebbero prodotto il falso sono falliti di fronte all'inspiegabilità dei dati: i vari “chimici” allegri esibitisi per decenni, i pittori ridicoli, gli autori di “Pamphlet” da edicola, i sottili argomentatori da show magari chic sono tutti andati a sbattere sull'impossibilità di spiegare il “prodotto”: mille e mille rese finali. Luzzatto no, lui non si arrende: Inossidabile! Prendi atto, ma sfogli “La Domenica” e a p. 28 trovi un titolo: “Un sapere che non sa”. A pennello!
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