sabato 12 ottobre 2019
Il leader russo Vladimir Putin è convinto che «chi svilupperà la migliore intelligenza artificiale diventerà il padrone del mondo». Può sembrare un'iperbole, e forse tale l'avrebbe considerata anche il giovane matematico statunitense John Mc Carthy che nel 1956 coniò l'espressione "Artificial Intelligence" (oggi comunemente definita con l'acronimo AI). Ma oggi sappiamo con certezza che l'intelligenza artificiale potrebbe trasformare radicalmente - già a partire dai prossimi anni - tutti i settori della produzione e dei servizi: ad esempio aiutando i chirurghi nei loro interventi e i medici nelle loro diagnosi, trasformando il lavoro in fabbrica e il ruolo degli operai nell'industria manifatturiera, prevenendo e prevedendo le esigenze dei consumatori. Si tratta dunque, almeno potenzialmente, di una rivoluzione di portata epocale: come potrà affrontarla il nostro Paese?
Ci aiuta a rispondere il brillante e innovativo saggio appena pubblicato da Stefano da Empoli, dal titolo «Intelligenza artificiale: ultima chiamata» (Bocconi Editore), che indaga in profondità sull'impatto che l'AI potrebbe avere sulla competitività italiana. Disegnando uno scenario in cui l'impresa italiana sembra avere, a sorpresa, chances significative. L'intelligenza artificiale infatti permetterà di rafforzare la personalizzazione del prodotto e inciderà soprattutto sul cosiddetto B to B, la produzione di beni intermedi: sono due caratteristiche "tipiche" del sistema manifatturiero tricolore, che potrebbero essere esaltate da questo nuovo paradigma tecnologico. A patto però che le imprese non siano lasciate sole in questa "curva della storia": il nostro Paese deve saper cogliere questa straordinaria occasione come sistema, non soltanto come somma delle singole traiettorie di imprese, università e centri di ricerca.
In quest'ottica è indispensabile, suggerisce Da Empoli, creare una struttura ad hoc all'interno della Presidenza del Consiglio che tenga insieme decisioni politiche e azioni amministrative e al tempo stesso attivare strumenti di coinvolgimento dell'universo esterno alla Pubblica Amministrazione, dalla ricerca alle imprese, dai sindacati ai consumatori. Perché il "calabrone Italia" continui a librarsi in volo, possibilmente più in alto di prima, è necessario infatti rinnovare oggi - nell'era dell'intelligenza artificiale - quel miracolo di ingegno, impegno e competenze che ci ha consentito di entrare nel novero delle potenze industriali ed economiche del pianeta.
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