martedì 31 agosto 2004
Vedi di non chiamare intelligenti solo quelli che la pensano come te. Talvolta per scovare la frase-guida della nostra riflessione quotidiana ricorro a una tecnica che alcuni propongono - molto rischiosamente - per la Bibbia: apri a caso e leggi (per poi mettere in pratica). Nel caso di libri comuni la cosa è meno sospetta e persino fruttuosa. Così, ho aperto a caso un volume di un noto giornalista e scrittore del passato, Ugo Ojetti (1871-1946), intitolato Sessanta e ho trovato subito la frase sopra citata. Semplice, icastica, essa dice una verità quasi scontata ma ben poco considerata. A tutti è accaduto di lodare e stimare quasi spontaneamente
alcune persone e spesso a ragione. Tuttavia in qualche caso, a scavare bene, si potrebbe scoprire che l'ammirazione immediata nasce dal fatto che quelle persone ti danno sempre ragione o, peggio, ti adulano, per quieto vivere o per convenienza. È, allora, significativo impegnarsi a compiere un esercizio, quello del cercare di capire le ragioni di quelli che non la pensano come te. Esercizio del tutto disatteso nei dibattiti televisivi ove l'unica preoccupazione è il prevaricare sull'altro, smozzicandogli la frase in bocca e ignorando le sue argomentazioni. Questo atteggiamento di disprezzo non solo non è cristiano ma è anche umanamente disonorevole. Vorrei, allora, lasciar meditare i lettori su queste due frasi complementari ai fini del nostro discorso. Anton Cechov: «L'intelligente ama istruirsi, lo stupido istruire». Bruce Marshall: «Ascoltare quello che dice l'altro. Ascoltare tutto quello che dice l'altro. Ascoltare prima quello che dice l'altro».
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