martedì 8 ottobre 2013
Ieri "Messaggero" (p. 11: «Aiuti vietati dalla Costituzione. Diamo alle pubbliche questi fondi») Salvatore Settis, intellettuale di prima classe che certamente di scuola si intende – «ha diretto la Scuola Normale Superiore di Pisa, è stato presidente dei Beni culturali» – è indignato per «l'offensiva contro la scuola pubblica». Informato che «nella prossima legge di stabilità potrebbe essere previsto un taglio del 50% alle scuole private» è tutto contento, perché «servirebbe ad incrementare le risorse per la scuola pubblica». La sa lunga, lui: «La Costituzione italiana la tengo proprio sulla mia scrivania (…) la consulto tutti i giorni. E l'articolo 33 non smetto di rileggerlo». Nessun dubbio? Non sa che già in sede costituente fu chiarito che quell'articolo non vietava in assoluto i contributi alle scuole "non statali", ma una volta istituite li permetteva a condizioni da stabilire. Perciò, informato che «più governi» hanno finanziato «scuole private», risponde che è tutta colpa di un «accordo della sinistra e della destra. Non a caso il primo ad intervenire con un decreto è stato il ministro Berlinguer…». Tutto qui! Pare non sapere, Settis, che molto prima del «ministro Berlinguer» ci sono stati contributi alle scuole che lui chiama private, ma che per legge dai tempi della Costituente furono dette "paritarie", chiarendo in Aula (on. Corbino e altri) che, una volta istituite nel rispetto di tutte le norme, i contributi a esse non erano vietati. Ragionamento "pendente" nel vuoto... Settis pare anche dimenticare che dal 2000, non per un decreto ministeriale ma per una legge dello Stato votata dal Parlamento democratico, la "scuola paritaria" non è «scuola privata», cioè la scuola non statale paritaria, è parte della «scuola pubblica». Lui fa finta di niente, non sa, non ricorda e sentenzia. Troppi vuoti per un "intellettuale": un'indignazione… che pende, che pende…
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI