giovedì 2 agosto 2018
La differenza tra una quinta armata e una morbida. Saper usare viti e chiodi o il montaggio elettrico sul palcoscenico. Sono alcune delle nozioni apprese dalle persone con difficoltà sociali che hanno partecipato al corso base (gratuito) per tecnico teatrale, organizzato in luglio dal Teatro del Buratto di Milano. I giovani, provenienti da Ghana, Camerun, Romania, Marocco, Burkina Faso e Italia, hanno preso appunti, fatto domande e “provato sul campo” questo mestiere indispensabile per l'arte teatrale. I ragazzi sono stati segnalati dalla Comunità di Sant'Egidio e dalla Fondazione Arca, la maggior parte sono profughi ospiti nei centri milanesi.
Spiega il direttore tecnico del Buratto, Marco Zennaro: «Ora sono giovani tecnici in formazione pronti per crescere sulle scene. Da settembre due, forse tre, saranno assunti da noi, per gli altri stiamo cercando una soluzione con altri teatri». È anche un modo per cui un'istituzione culturale con oltre 43 anni di storia, un'eccellenza italiana nel teatro per ragazzi e nella tecnica di animazione sul nero, ha voluto prendere posizione a favore dell'accoglienza e della convivenza.
Il Buratto ha compreso un'esigenza dei richiedenti asilo in attesa dei documenti, cioè riempire un tempo troppo lungo che rischia di essere vuoto e dispersivo, ma che invece va riempito di opportunità per costruire il futuro. «Ci ha colpito – continua Zennaro – la volontà di questi ragazzi di mettersi in gioco nei quindici giorni di corso, imparando un nuovo lavoro per sognare il riscatto dopo storie di sofferenza».
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