giovedì 8 gennaio 2015
Questa è la classica storia di Davide contro Golia. Nei panni del ragazzino con la fionda ci sono gli abitanti di un povero villaggio sul delta del fiume Niger, nella regione nigeriana dell'Ogoniland. Il gigante abbattuta con la fionda invece è il colosso del petrolio Royal Dutch Shell. La società ieri ha accettato di pagare un maxi risarcimento per due perdite di greggio dal suo oleodotto, avvenute nel 2008, che avevano causato l'inquinamento di una vasta area. L'accordo non è passato attraverso un tribunale, ma dallo studio legale inglese Leigh Day. In particolare a battersi è stato l'avvocato Martyn Day: da sei anni cerca di spuntarla sulla Shell, che inizialmente aveva cercato di minimizzare, parlando di un volume di petrolio fuoriuscito equivalente a 4mila barili (secondo gli abitanti invece i barili sparsi intorno al loro villaggio furono ben 500mila).È la prima volta che i risarcimenti arrivano direttamente agli abitanti e non ai rappresentanti statali che poi devono (dovrebbero..) redistribuirli. La Shell ha stanziato in tutto 70 milioni di euro, molto meno dei 382 richiesti dalla comunità Bodo ma comunque il doppio dei 38 che la società aveva proposto inizialmente. 44 milioni di euro saranno divisi tra 15.600 persone, l'equivalente all'incirca di 2.800 euro ciascuno. Il resto confluirà in un fondo per le comunità locali dell'Ogoniland, da utilizzare per progetti come cliniche e scuole. La fionda di Davide questa volta, oltre a piegare Golia, ha gettato il sasso molto lontano.
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