sabato 3 luglio 2010
Ieri su "Repubblica" (p. 9) titolo con lamento: «Scuola, l'anno dei tagli"». Si sa: economia in difficoltà, e i «tagli» fanno male. Però segue subito un «ma»: «ma i prof. di religione sono ancora in crescita». Dai «dati del Ministero», in un volume di ben «242 pagine», risulterebbe che «una delle poche voci che crescono è quella dei docenti di religione», e lì sotto in un'intervista la notizia fa «saltare sulla sedia"la responsabile Scuola della Segreteria» del Pd. Rileggo: «Una delle poche voci»? Allora ce ne saranno altre, metti caso per «i prof» di elettronica, o di cinese, ma alla «responsabile Scuola» e a «Repubblica» dà fastidio solo «la voce» (il termine viene bene, ndr) dei «prof. di religione». Sempre lì: se nomini la religione eccoli all'opposizione dura. Vai avanti e alle pp. 34/35 ti pare giusto un titolone: «Ossessioni pericolose». Finito? No, perché in tema a p. 30 c'è un bis di Augias: «La Chiesa e i troppi compromessi con la politica». Risponde ad una lettrice che rampogna il Papa con accuse che preferisco omettere e sembra preoccupato anche lui: «A (mia) lunga memoria mai la chiesa cattolica in epoca moderna» è stata più in crisi «col suo prestigio e col suo dettato». Un lamento, cui segue il suo «ma» con diagnosi pronta: «La Chiesa ha fatto davvero troppa politica"c'è anche questa ragione per il prezzo che sta pagando». Insomma: una specie di con-doglianza, un lamento: ma con quel «ma« che sotto le righe dice qualche soddisfazione. Sotto? Sì. Capita che proprio lì sotto un articolo cominci così: «Come spesso accade lo scandalo e il ridicolo vanno a braccetto».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI