venerdì 13 luglio 2012
Ieri ("Fatto quotidiano", pp. 1 e 18: "La tragedia di pochi, l'indifferenza di tutti") sui «cinquantaquattro figli dell'umanità morti di sete» e «uno, uno solo, sopravvissuto che chiede una risposta». Una tirata universale con rievocazione della domanda formulata dallo «scrittore Heinrich Boell: "Dov'eri, Adamo?"». Ma davvero «tutti indifferenti»? In realtà da sempre c'è tanta gente che agisce, aiuta, si spende soffrendo per questo, e soprattutto – l'evidenza parla da sola – del mondo chiamato talora con disprezzo e sufficienza "cattolico" – preti, suore, volontari medici e infermieri, assistenti sociali ecc. – che offre una mano fraterna... Ma capita spesso che proprio certi "indignati speciali" d'occasione lottino giorno dopo giorno, pagina dopo pagina, perché questa attività, già difficile e resa drammatica da tante circostanze, sia resa sempre meno efficace con sottrazione di fondi ritenuti illegittimi e ingiusti solo perché originati anche dal vituperato «8 per mille alla Chiesa cattolica». Leggi, sempre lì, sul "Fatto", che «una politica che non sa mettere al centro queste morti... e la sorte dell'umanità... non è solo inadeguata, fa schifo». D'accordo, ma allora perché certe ostilità feroci e implacabili, che si attaccano a tutto pur di accusare, infangare, deridere, disprezzare? E invece della domanda di Boell, o anche solo accanto ad essa, forse ne viene bene un'altra. Eccola: «Dov'è tuo fratello?» (Gen. 4, 9) Più antica, più precisa, più universale, e che fa di tutti noi "i guardiani" dei nostri fratelli. Un passo avanti al di là di ogni steccato, amici e nemici, guelfi e ghibellini, credenti e atei, tutti responsabili, tutti indignati insieme, se necessario, a combattere la morte, senza mai darle cittadinanza ideologica a seconda delle occasioni.
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