martedì 23 aprile 2013
Indecenze…Domenica Masolino D'Amico ("La Stampa", 21/4, p. 28, Spettacoli: «Eutanasia, estremo amore»), racconta "L'Antigone" in una "nuova" versione: Sofocle sostituito da Valeria Parrella in un testo in cui «la protagonista», appunto Antigone, «non vuole ottenere l'inumazione rituale del fratello Polinice, lasciato insepolto per punire la sua ribellione contro la città, bensì…» Bensì? «Bensì l'eutanasia del medesimo, in coma profondo da 13 anni e tenuto in vita artificialmente». Piccola operazione truffaldina su una grande opera che ha sfidato i millenni, segno di esagerata appropriazione indebita e offensiva, ideologicamente illegittima, anche se vuol seguire la corrente che pretende "diritti" anche dove non esistono ancora, anche dove non hanno senso per esistere. C'è altro? Sì. Dall'alto di un'antica tragedia, perenne segno del rispetto dell'uomo, al basso (molto basso) di una satira purtroppo attuale. Nello spettacolo "comico" (?) di Maurizio Crozza che viene offerto settimanalmente in tv c'è da tempo un'invenzione in cui lui, il divo, ombelico del tutto, infierisce in modo sadico su una ragazza con mille moine, la schiaffeggia, la umilia, la ricopre di creme varie, la usa come oggetto di un gioco senza limiti e lei, incantata dal mago, affascinata dal satiro, sorride, si presta, si lascia trattare da straccio… Indecenza e violazione di ogni rispetto, ma… Ma è satira, vero? Certo: satira "di sinistra", satira "progressista", e allora nessuno scandalo, nessuna protesta, nessuno si indigna, nessuno si accorge che la dignità di quella donna, in qualche misura di tutte le donne, ne esce violata, ridicolizzata, offesa, bistrattata. Si potrà parlare almeno di cattivo gusto, o essendo "satira" tutto è consentito? Due imprese: offesa alla tragedia antica, prima, tragedia dell'offesa attuale, ora. Appunto: indecenza…
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