sabato 26 novembre 2016
Fischi per fiaschi. «Aborto, il no dei medici obiettori: "Per noi rimane un crimine!"» (La Stampa, 23/11, p.11). Titolo con malinteso. Quel "no" non può essere diretto al Papa. Nero su bianco: «Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l'aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente». Dunque mira sbagliata! E i "fiaschi" li trovi anche dove non te li aspetti. Per esempio così ieri su Zenit, pur con le migliori intenzioni: «Tra le Sante vergini Dottori della Chiesa ricordi Caterina da Siena (1347-1386) dichiarata tale nel 1939 da Pio XI». Ma Caterina fu dichiarata "Dottore" da Paolo VI insieme a Teresa d'Avila nel 1970. A ogni precedente tentativo in merito replicava il divieto: «Obstat Sexus!» Anche nella vita della Chiesa certi "ostacoli" vengono eliminati. E così la "riserva" alla Sede Apostolica o al solo vescovo per l'assoluzione dopo il pentimento per l'aborto poteva essere un ostacolo alla manifestazione di quella Misericordia che non ha confini, perché è di Dio. Un ostacolo in meno per salire in alto! C'è anche il basso, e sempre su Zenit (9/11: «Quando Paolo VI cercò di salvare Aldo Moro») hai letto un «fatto inspiegabile, che la prigione di Moro fu in una palazzina che apparteneva allo Ior e, di fatto, a Luigi Mennini, padre di don Antonello... che entrò più volte nella prigione». Dunque lo Ior teneva prigioniero Moro! Eppure sempre su Zenit (9/3/2015) hai letto lo stesso don Antonello: «Mai stato nella prigione di Moro». Sorriso amaro: una minima conoscenza di quei terribili 55 giorni basterebbe a consigliare il silenzio, e sarebbe un "ostacolo" da non rimuovere, ma da rispettare per informazione e per coscienza di ciò che si scrive. In sostanza, «Paolo VI cercò di salvare Moro» che però sarebbe stato prigioniero di gente legata alla Santa Sede stessa. Follia!
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