mercoledì 24 aprile 2013
Con 31 applausi in 38 minuti»: "Repubblica" ieri sottolineava che il presidente Napolitano si è fatto capire bene. Sempre ieri ("La Stampa" p. 45) fotocopia della prima pagina di 50 anni or sono, 23 aprile 1963, con questo titolo: «…un discorso che rassicura i timorosi». Non è il tempo che si è fermato, ma la confusione di idee che non ci permette di camminare. Se per esempio leggi in tante pagine che un'intelligenza "di sinistra" nota per il suo acume, oggi ministro in carica, dichiara «incomprensibile» che qualcuno non abbia acconsentito su Bonino e Rodotà al Colle, è segno che non ci si capisce davvero. Se il presidente della Repubblica deve rappresentare l'unità della nazione si può pensare a due personaggi rispettabili, ma noti da sempre per la "radicalità" – termine proprio giusto – di talune loro posizioni di principio anti-cattoliche, sempre e solo in contrasto col patrimonio di valori e princìpi che sono al centro di una realtà significativa per tantissimi cittadini italiani quale è la visione cristiana e cattolica? Incomprensibile, allora, è l'incomprensione così reiterata, così frequente, così inguaribile. Ovvio che c'è. Ed è giusto – lo scrivo per amor di paradosso, perché non v'è ombra di un caso simile – che ci possa essere anche la reciproca: un candidato noto per il suo modo nostalgico e "clericale" di pensare i rapporti Chiesa-Stato e fede-politica avrebbe la stessa incomprensibilità. Ecco allora per quella carica la necessità di una personalità (Napolitano non era l'unico nome possibile, ma altri cattolici e laici sono stati "bruciati" o promettevano purtroppo di esserlo) che unisca, che «rassicuri» tutti, che aiuti a superare i timori reciproci e a guardare avanti. Così l'incomprensibile sarà compreso, a presente e futura memoria. Grazie al (di) nuovo presidente della Repubblica!
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