venerdì 8 febbraio 2008
Mi fingo spettatore del mondo, un mercoledì sera pieno di calcio. E alla fine, taccuino alla mano, designo Andrea Pirlo e Wayne Rooney «signori della notte». L'italiano e l'inglese rappresentano meglio d'altri la naturalezza del calcio.
Rooney ha sicuramente conquistato il suo nuovo tecnico, il boss Fabio Capello, severo

ed esigente, cercando in ogni modo - con l'agonismo e la fantasia - la via del gol, quasi volesse dedicarlo a quel signore paralizzato dall'emozione che si dava un'aria da spettatore moderatamente interessato a bordo campo, trattenendo faticosamente il ben noto linguaggio delle mani. Cercava un gol «alla Rooney», accompagnando tiri e tocchi con un aperto sorriso di sfida e una malcelata voglia di birra, ché questo è l'ex Wonder Boy di una Inghilterra in cerca di rinascita. Capello lo saluta affettuoso, alla fine, e si gode la prima vittoria nella Cattedrale di Wembley che viene accolta dai tifosi con sollievo insieme alla pesante sconfitta casalinga dell'odiata Croazia che osò escludere dall'Europa gli inventori
del calcio. Ma il grande, in assoluto, è Pirlo. Pirlo che nasconde dietro l'aria da gregario faticatore, sofferente e costantemente in piega amara, la classe dei «Sommi Poeti del Gol», che non imita nell'esibizione gloriosa e addirittura supera nella qualità del rapporto piede/testa. Ho rivisto Antognoni, e gli dicevo che un po' alla volta, presi dalla frenesia sacchiana, van perdendosi i piedi buoni cari
a Bernardini, i mittenti di palloni perfetti all'indirizzo di bomber risolutivi.
Ma c'era anche, nel gesto del putto fiorentino, quel tocco estetico - metti la zazzera bionda,
o l'eleganza del portamento - che accentua la qualità. Pirlo no: fa miracoli in segreto, sembra ancora l'italiano stortignaccolo ed è invece una solida pianta dalle forti radici; devi proprio capir di calcio - o molto amarlo - per stargli dietro e coglierne le infinite finezze che si tramutano repentinamente in sostanza. Il premio finale, per lui, è la pagella sul giornale, l'abbraccio grato del tecnico, il corale omaggio al sacrificio raramente salutato dalla piccola orgia del gol: uno gliene annullano, ingiustamente, uno lo «battezza» Cannavaro. Ma quando si apre il Bar Sport, ecco che parlano d'altro: SuperToni l'emigrante, Granfusto Cannavaro... Come nel Milan: Kakà, Kakà, Kakà... I Palloni d'Oro li consegnano ai più bravi che sappiano anche esibire: un sorriso smagliante e contagioso, uno sguardo di sfida permanente, un volto da spot, un fisico armonioso da "Italian Style". For Men, For Women
e vie di mezzo. Per Pirlo Andrea complimenti. E una stretta di mano da uno che ne ha visti tanti. Pochi come lui.
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