sabato 6 dicembre 2008
L'India del bel turismo, incantato dai templi dove il silenzio rotto dal coro degli uomini vestiti di giallo dava un ritmo antico al tempo; l'India dei sari di seta bordati d'oro, dei profumi d'incenso, che nascondeva agli occidentali ignari della realtà profonda di questo grande paese, il disagio di una povertà vissuta sulle strade senza vergogna. È una cartolina da dimenticare. L'India che vediamo oggi, coinvolta nei nostri problemi dell'economia, del terrorismo, dell'incertezza di un futuro che non sappiamo come costruire ci fa quasi paura con la sua immensa popolazione che sta muovendosi come le onde che non fanno ancora schiuma, ma che lasciano indovinare una potenza che, immessa sul mercato delle cose e delle idee, potrebbe cambiare il nostro modo di vivere. Quanto sembrano lontane, ma vere , le parole di Gandhi quando diceva : «Quando sento cantare: gloria a Dio e pace sulla terra, mi domando dove oggi sia resa gloria a Dio e dove sia pace sulla terra. Finché la pace sarà una fame insaziata e finché non avremo sradicato dalla nostra civiltà la violenza, il Cristo non sarà nato». Ma invece di lamentarci e di porre la nostra attenzione sempre su ciò che di negativo ci viene presentato dai fatti del giorno, dovremmo arricchire il nostro mondo, quello piccolo che ci sta vicino e quello lontano che forse non vediamo, facendo conoscere e raccontando il bene che ognuno incontra sulla via della propria vita. Sarà una cosa da poco, dagli altri non avvertita, sarà un modo sereno di affrontare il giorno, un atto d'amore inaspettato, la fiducia scoperta negli occhi di un bambino. Sarà vivere con la coscienza che il bene esiste e si moltiplica e si divide e si ricompone lontano e vicino a noi e attorno a questa certezza comporre le proprie giornate per passarle poi agli altri ripulite dal male e dal dolore.
Alle case di riposo danno nomi piacevoli: Villa Rosa, Casa Serena... Per ingannare chi entra oppure per far conoscere quanta serenità interiore è necessaria a coloro che si occupano di quel mondo ovattato dai rumori sommessi che circonda chi vi abita? Nelle sale della televisione, del ricevimento, del pranzo ho lasciato un amico. Con gli occhi mi ricordava la vita passata, il suo lavoro, gli incontri con la gente, le scivolate sugli sci delle sue montagne, le risate e le lacrime, quel suo modo di voler bene quasi senza parole ,ma con il suo essere presente sempre nel bisogno e nell'affanno. Che importa se la sua voce quasi non si sentiva, che importa se il gesto era appena accennato. Per lui parlavano gli occhi come quelli dei bambini che raccontano la verità di una vita. Dalle grandi finestre entravano le cime più alte delle Alpi coperte di neve. Anche la montagna non ha voce, ma parla con la sua bellezza. Le ragazze vestite di bianco correvano da uno all'altro senza rumore come scende la neve al di là delle vetrate sugli alberi del giardino. Tutto ci faceva pensare che perdiamo tanto tempo nell'affannarci per correre verso quei beni che si consumano presto, che non sappiamo godere perché occupati nella corsa alle inutilità. Ma c'è sempre un tempo per riprendere un cammino sbagliato, per ricomporre al meglio un modo negativo di vedere la vita. Basta fermarsi un attimo e guardare, scegliere fra le offerte del mondo ciò che ha un valore che non scade domani perché viene condiviso e donato a chi non sa vedere la bellezza che sta fuori della propria finestra.
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