In ricordo dell'aristocratico Einaudi, ecco un ritratto di editore con carattere
sabato 17 marzo 2012
Ho ricevuto e subito letto il saggio Giulio Einaudi. Un ritratto di Walter Barberis (1000 copie non venali numerate). Leggendolo con speciale interesse e qualche nostalgia, mi sono ripetuto che il genere del ritratto resta una delle vie maestre per entrare nelle vicende storiche: si fa a meno per un momento di quelle categorie generali usando le quali a volte gli storici spiegano tutto e fanno capire poco. L'interpretazione storica dovrebbe far vedere come le cose accadono e coinvolgendo quali esseri umani. Lo stile di lavoro della casa editrice Einaudi, spesso celebrato e a volte deplorato, è stato un'invenzione del suo fondatore, un'emanazione del suo carattere. Va comunque tenuto presente che il torinese Giulio Einaudi cominciò ventenne a fare l'editore, nel 1933, avendo alle spalle due imprese culturali antifasciste e due personalità d'eccezione: «La Rivoluzione Liberale» di Gobetti e «L'Ordine Nuovo» di Gramsci. Ma Einaudi, «elegante e capriccioso» nella difesa della propria libertà, più che le idee e la politica, amava i libri come prodotto di alto artigianato e gli autori in quanto rivelatori di futuro. Particolarmente belle sono le pagine che Barberis dedica alla passione vorace che Einaudi aveva per i giovani: «era un grande divoratore di giovani. In essi egli vedeva ogni possibile espressione di insubordinazione a ordini precostituiti», in loro cercava «il grumo di sensibilità inedite e di intelligenze non ancora addomesticate».Questo voleva dire passione per le scoperte, ed era anche il motivo per cui Einaudi si sottraeva a ogni «progetto«, parola bandita dal suo vocabolario. Era invece scrupoloso e pratico nei piani editoriali, nel disporre l'uscita dei libri, e ne studiava la successione, dice Barberis, come se si trattasse «di una partitura musicale». Dispotico seduttore, come ogni regista Einaudi ingaggiava e governava autori e collaboratori. Ma il suo teatro classico poteva trasformarsi in un teatro della crudeltà. Tutto a fin di bene: per il bene del suo spericolato e aristocratico stile di editore.
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