martedì 9 marzo 2010
Anticipo di «festa» tra donne? Sabato ("La Stampa", Tuttolibri, p. XI: «Teresina, nostra santa femminista») Mirella Serri dialoga con la «filosofa femminista» Luisa Muraro e in due, insieme, «fanno la festa» a Teresa di Lisieux, chiamandola «Teresa Lisieux». Dilettanti allo sbaraglio! Lisieux infatti è il luogo della sua vita! Come se di Sordi si scrivesse «Alberto Roma»! Ma è il meno, perché, e tra banalità senza senso, il più arriva poi enorme e testuale dalla Muraro: «Thérèse Lisieux" Significativi i suoi scritti autobiografici" Si capisce che alla fine della sua vita perde la fede, e arriva a teorizzare che l'ateismo" è il frutto del nostro tempo, l'uomo moderno non può più antropologicamente credere nell'immortalità dell'anima»! Dunque Teresa è morta senza fede, atea! Così Mirella Serri e Luisa Muraro, due donne, sistemano per le feste Thérèse Martin, morta a 24 anni, santa e dottore della Chiesa " una delle tre in 2000 anni! " rovesciando totalmente il senso della sua vita e falsificandone gli scritti. Lei infatti nel luglio 1897 (Manoscritto C) racconta che dalla notte del Venerdì Santo del 1896 non ha più il sentimento gioioso della fede, e perciò si sente come «la sorella» degli atei e dei disperati, «seduta alla loro tavola di dolori», ma aggiunge testuale, «non ho mai fatto tanti atti di fede come ora», fino alla fine dichiara «voglio passare il mio cielo a fare del bene sulla terra» e muore il 30 settembre 1897 esclamando «mio Dio, io ti amo!» La sua è l'esperienza della «notte», dal Getsemani ai mistici di tutti i tempi. Un pizzico di vergogna nelle due donne colte e moderne? E in redazione?
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