giovedì 11 settembre 2014
A 13 anni dalle Twin Towers in pagina qualche confortante "crollo" di pregiudizi in voga. Marco Politi ("Il Fatto", 9/9, p. 22): «L'eterologa nasce da una finzione»! Sulla «corsa all'eterologa», per di più «senza una legge del Parlamento». Bel richiamo alla ragione: «tutto uguale a tutto»? No, la procreazione eterologa non è uguale alla omologa. Lì c'è l'intervento di un terzo che non appare, e così un figlio è «separato alla radice» da padre o madre ignoti per sempre, talora da ambedue: operazione a distanza più o meno lunga devastante del passato più intimo che si perpetua nel presente e nel futuro. Lo sa bene chi ha visto certe disperanti ricerche del vero padre e/o della vera madre da parte di fragili umanità. Ma chi non vuol capire non capisce e va avanti grazie a "sentenze" davvero "salomoniche", spade che tagliano in due chi nasce e vivrà come un fiore senza radice vissuta: artificiale, vive e muore rinsecchito al più presto. Segnali benvenuti! Vale anche (5/9) per «La "buona morte" diventa un business» (M. Gaggi, "Corsera", p. 59), «Il figlio in provetta come una borsetta» (M. Veneziani, "Giornale", p. 1) e «La resa educativa degli slogan sulla cannabis» (G. Belardelli, "Corsera", 8/9, p. 31). Ritorni di... ragion pura.
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