martedì 20 novembre 2018
In pagina cose vecchie e cose nuove, ma non come nel Vangelo (Mt. 13, 52): spesso le une per le altre, e magari solo in parte... E così (“La Lettura” del “Corsera”,18/11) leggi Donatella di Cesare, filosofa di valore, «La vera Teresa d'Avila, femminile e marrana», ove quel «vera» fa pensare che l'origine ebraica della famiglia sia “novità” conquistata. Non lo è certo quel “femminile”, noto da sempre, ma neppure “marrana” (cioè ebrea convertita, forzosamente, al cristianesimo)! Basti qui citare “L'Osservatore Romano”, 2/3/2015: «Il nonno marrano di Teresa» a firma Anna Foa. Ma il titolo non è dell'articolista, e l'ottima Di Cesare passa a decifrare l'essenza “mistica” della vita e della dottrina di Teresa, “Dottore della Chiesa”, ove la realtà divina, in senso proprio, invade quella creaturale che «fa posto all'altro infinito». Leggi e annoti che queste due ultime parole potrebbero scriversi tutte in maiuscolo. E così Dio e la sua creatura diventano Uno! Pensi all'estasi, forse, realtà che però non di necessità si manifesta come la rappresenta il Bernini proprio nella celebre statua di Teresa a Santa Maria della Vittoria in Roma, ma che trasforma tutta la vita della creatura e la immerge in quella di Dio stesso. Perciò Elisabetta della Trinità, discepola della grande Teresa, ci ha donato la celebre invocazione: «O mio Dio Trinità beata!» e perciò Teresa di Lisieux l'8 settembre 1896, pur nel pieno della sua “notte oscura” ha scritto – tutto maiuscolo! – “IO SARÒ L'AMORE, E COSÌ SARÒ TUTTO!” Nuovo e vecchio davvero insieme: bello! Non così invece l'annuncio trionfale in pagina – «Processo alla Chiesa»! – che, dal basso di un millimetro di spessore, presume di mettere nel sacco duemila anni di storia... Vecchio! E già visto, pare. Tra gli ultimi in un Imperatore che minacciò al segretario di Stato di Pio VII che lui, proprio lui, avrebbe “distrutto” la Chiesa. Era Napoleone. E c'è qualcuno che pure oggi, e anche solo in pagina, si crede tale.
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