venerdì 20 settembre 2002
Luci di posizione: intermittenti. I cervelli no. L'altro ieri Pierluigi Battista ("La Stampa", p. 5) rampogna "la pattuglia di conservatori che si oppone al conflitto" con l'Iraq. Prima bordata: "Mugugnano. Resistono. Ardentemente sperano". Più precisa la seconda: "I più, essendo cattolici, pur non di sinistra, hanno accolto con entusiasmo l'esortazione del card. Ruini contro la 'guerra preventiva'". "Manifestano radicale antipatia verso l'essenza stessa del modello americano". Che orrore! In elenco, dietro il cardinale Ruini, Formigoni, Messori, Cardini" E non sono di sinistra! Figurarsi gli altri! Maledetti cattolici che non capiscono l'America, e la folgorante bellezza delle guerre - certo non tutte, ma le nostre sì - nel loro ruolo naturale di spazzacamini della storia. Domanda: ma perché qualcuno non si chiede come mai sulla guerra c'è questa sintonia cattolica ben oltre i confini del solito? Ci si ferma a un cardinale e a qualche intellettuale, ma senza risalire fino al Vangelo c'è ben altro. Stiamo in un solo secolo: Benedetto XV chiamò "inutile strage" la Grande Guerra 1915-1918. Pio XII gridò che "con la guerra tutto è perduto". E Giovanni XXIII, e il Concilio, e Paolo VI" Proprio mercoledì, ecco Giovanni Paolo II all'Udienza: si rallegra per la "buona notizia" che allontana la guerra" Vedi tu: ieri, sul "Foglio", neppure una riga sulle parole del Papa, su "Libero" e "Giornale" due trafilettini microscopici. "Liberazione" invece dà al Papa la copertina intera, e "Il Manifesto" quasi tutta p. 2. A rovescio, ma anche qui intermittenza. Nel cervello è sempre una malattia!
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI